14.11.2017

Paradise Papers, rivelati nomi italiani

  • Italia Oggi

Tanti i nomi degli italiani che emergono dall’analisi dei documenti di Paradise Papers. L’Espresso, che assieme a Report, fa parte dell’International Consortium of Investigative Journalists, ha avuto l’accesso ai documenti recuperati dal Süddeutsche Zeitung che consistono nell’archivio di Appelby, la più importante società al mondo in materia di consulenza sui paradisi fiscali. Lungo è l’elenco dei clienti dell’avvocato italo-panamense, Giovanni Caporaso, dove sono emersi centinaia di italiani: alcuni sono piccoli e medi imprenditori, altri sono parenti di personaggi noti in Italia e altri ancora sono persone con precedenti penali, anche per mafia. La famiglia Bonomia cui i documenti fanno risalire tre trust, domiciliati nell’isola di Jersey. I trust controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa, il fondo che ha gestito alcune delle più importanti operazioni di M&A degli ultimi anni in Italia. Il fondo è guidato da Andrea Bonomi, classe 1965, il finanziere che nel 2016 ha perso la sfida per il controllo del Corriere della Sera. Spunta anche il nome di Silvio Berlusconi, che avrebbe fatto ricorso allo studio legale Appleby dopo aver acquistato nel 1999 uno yacht di 48 metri da Rupert Murdoch. La famiglia Rovelli, incastrata in questioni di corruzione che risalgono al 1991. La rete dei legionari di cristo finita al centro delle cronache nel 2006 per via dei scandali di abuso sessuale su minori da parte del fondatore. Intanto il governo tedesco prende posizione sui Paradise Papers: «Il governo federale ha accolto con favore le rivelazioni sui paradisi fiscali. Le pubblicazioni hanno aumentato la pressione internazionale sui paesi che hanno rifiutato di essere trasparenti in questo settore e la trasparenza è la caduta di ogni paradiso fiscale», ha dichiarato il portavoce del governo, Steffen Seibert. Un relatore del ministero federale delle finanze ha annunciato un’analisi «approfondita» delle pubblicazioni anche sulle possibili connessioni tedesche.

Matteo Rizzi