11.11.2013

Pagella Ue in arrivo: attesi ok condizionati sui budget 2014

  • Il Sole 24 Ore

Alla sufficienza arrivano tutti. Ma, come succede anche a scuola, c’è chi sta facendo i corsi di recupero e viene spronato a impegnarsi di più (Francia e Spagna), chi ha ancora margini per migliorare anche se ha colmato molte lacune (l’Italia), chi primeggia e in alcuni casi offusca troppo la classe (la Germania). Potrebbe assumere questi toni la “pagella” che l’esecutivo Ue pubblicherà il 15 novembre sulle bozze di budget 2014 dopo una discussione politica tra i Commissari che si terrà dopodomani. Per la prima volta Bruxelles dovrà formulare un parere non sul testo definitivo come è avvenuto finora, ma sul documento inviato dai governi entro il 15 ottobre e dunque ancora sotto esame da parte dei Parlamenti nazionali. Un nuovo potere di controllo ex ante assegnato all’esecutivo Ue dal cosiddetto Two Pack (si veda l’articolo in basso). «Non ci attendiamo bocciature per nessuno dei big, ma sfumature di giudizio diverse, dove la Francia potrebbe incassare il voto peggiore», spiega Fabio Fois, Southern European economist di Barclays.
Per l’Italia gli addetti ai lavori si attendono un via libera condizionato: il Paese è uscito a maggio dalla procedura per deficit eccessivo e nel 2014, secondo la Commissione, il suo deficit sarà pari al 2,7% del Pil, due punti in più dei pronostici del governo, ma ancora lontano dalla zona di allarme. «Mi aspetto – spiega Silvio Peruzzo, senior European economist di Nomura – che Roma venga invitata a fare tutto il possibile per restare sotto il 3% nei prossimi anni. Tra i nodi che sarà chiamata a sciogliere ci sarà anche quello del debito, che nel 2014 dovrebbe superare il 133%, con un appello a un’azione più incisiva di riduzione della spesa pubblica».
Il livello di indebitamento e la sua traiettoria sarà uno degli elementi di cui l’esecutivo Ue terrà conto per valutare anche la richiesta italiana di uno sconto sul deficit per il 2014 dello 0,3% del Pil, pari a 4,8 miliardi di cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali per rilanciare gli investimenti. Un primo parere dovrebbe arrivare insieme alla pagella. Il giudizio di Bruxelles dovrebbe poi soffermarsi sulle varie misure previste nella manovra. Tra queste, spiega Fois «la riduzione del cuneo fiscale appare ancora troppo timida». Secondo l’economista un’altra fonte di preoccupazione potrebbe essere legata alla differenza sulle stime di crescita per il 2014: 1,1% per il governo e 0,7% appena per la Ue.
Diversi saranno i toni utilizzati con Francia e Spagna, ancora sotto procedura per deficit eccessivo. Con Parigi, fresca di downgrade da Standard and Poor’s, l’esecutivo Ue potrebbe invece alzare la voce. Secondo le ultime stime europee sarà molto difficile per il Paese, dove già si respira un clima da campagna elettorale in vista delle amministrative di febbraio, riuscire a riportare il deficit sotto il 3% entro i tempi supplementari del 2015 già concessi da Bruxelles. A preoccupare sono anche le incertezze legate all’iter della manovra, dopo i numerosi dietrofront del governo Hollande, e ai suoi contenuti, in particolare l’obiettivo ambizioso di un taglio della spesa da 15 miliardi.
Per la Spagna, precisa Fois, «Bruxelles dovrà cercare il difficile equilibrio tra l’esigenza di riportare i conti pubblici sulla giusta rotta (nel 2014 il deficit dovrebbe sfiorare il 6%, il doppio della soglia prevista dal Patto di Stabilità) e non soffocare i germogli di ripresa». Secondo l’economista di Intesa Sanpaolo Anna Maria Grimaldi l’esecutivo europeo chiederà a Madrid di «mettere in campo un risanamento di bilancio strutturale, rendendo permanenti una serie di misure fiscali temporanee previste negli anni passati e di lavorare a una revisione del sistema di tassazione. Gli interventi dovranno anche riguardare un ulteriore taglio della spesa».
La Germania resta prima della classe, ma ancora senza un governo alla guida. I conti sono in ordine, con un Pil in ripresa e un bilancio in pareggio. Nel mirino sarà semmai il surplus delle partite correnti: a settembre ha battuto il primato del 2008, ben oltre il livello del 6% del Pil tollerato dalle regole europee e rischia di mettere in difficoltà i partner Ue. Una situazione che crea non poco imbarazzo a Bruxelles. «Sarà il tema caldo della settimana – prevede l’economista del Ceps, Cinzia Alcidi – e almeno un riferimento nella pagella ci sarà. La regola esiste e non applicarla sarebbe un segnale negativo per gli altri Paesi». Le pagelle della Commissione verranno discusse dai ministri all’Eurogruppo del 22 novembre.