18.10.2017

Padoan replica a Moody’s sulle banche

  • Il Sole 24 Ore

Outlook negativo sulle banche italiane e sull’Italia: così Moody’s ieri ha mantenuto invariate le sue prospettive nel rapporto sul sistema bancario italiano, riaffermandole anche nell’analisi annuale sul profilo di credito del Paese e ponendo l’accento sul problema numero uno, la crescita che resta molto modesta«sia pur superiore alle attese» (+1,3% il Pil reale nel 2018) rispetto ad altre economie europee e rispetto a un debito/Pil . L’outlook negativo riflette il maggior peso dato alle incertezze e alle debolezze strutturali che continuano a gravare sul medio-lungo termine sulla sostenibilità dei progressi e sulla resilienza a shock esterni del Paese e delle banche.
Al cuore delle valutazioni di Moody’s su 23 banche, che rappresentano il 60% degli impieghi totali del sistema, c’è lo stock «troppo alto» dei crediti deteriorati nonostante il «graduale calo» nel 2017 «restano sopra la media europea». A questo riguardo, il ministro dell’Economia Pier Luigi Padoan ha criticato l’analisi di Moody’s, sostenendo che «in questi ultimi mesi c’è stata un’accelerazione positiva, lo stock dei Npl da inizio anno è diminuito del 25 per cento, – ha detto – potrei citare molti altri giudizi molto positivi di investitori con cui siamo continuamente in contatto. Il giudizio di Moody’s non rappresenta la realtà». Interpellato sulla dura reazione del ministro, Edoardo Caladro senior analyst di Moody’s ha «riconosciuto che c’è stata una riduzione degli Npl e dei flussi, ma c’è sempre una fragilità dei bilanci… una situazione che è più debole rispetto a quella di molti altri Paesi europei e più debole rispetto a prima della crisi».
Moody’s, il cui mestiere è quello di assegnare rating ai bond, ha evidenziato come l’elevato stock dei crediti deteriorati e la riduzione dei collocamenti di senior bond alla clientela retail possano in prospettiva aumentare i rischi per i rimanenti detentori di senior bond: nel caso di risoluzione e bail-in le perdite verrebbero spalmante su un pool più ristretto di sottoscrittori. E questo, per l’agenzia di rating, è un fattore negativo sebbene riconosca che il sistema bancario italiano sia più capitalizzato rispetto ai tempi pre-crisi e abbia un CET1 in linea con i livelli europei. Rispetto agli anni pre-crisi, però, Moody’s ritiene che i sottoscrittori dei bond bancari siano meno protetti a causa del portafoglio di crediti deteriorati che è cresciuto mentre le garanzie a fronte dei Npls sono migliorate «solo leggermente» e più esposti alla redditività che sta migliorando (taglio dei costi, più commissioni da servizi) ma in maniera modesta a causa del contesto di tassi bassi.
Moody’s non prevede che tutte le banche italiane, al netto di quelle che hanno già avviato le cessioni, venderanno i Npls perchè i prezzi del mercato sono bassi e le perdite andrebbero coperte con aumenti di capitale non accessibili a tutte. In aggiunta, pesano le nuove disposizioni della Bce sul trattamento dei crediti deteriorati (che secondo l’agenzia colpisce lo stock attuale e non solo i nuovi Npls). Moody’s infine sottopone le 23 banche a uno stress test, facendo emergere le fragilità del sistema.
Il sistema bancario italiano tuttavia non può incassare un outlook stabile dovendo operare in un mercato domestico segnato dall’outlook negativo del Paese. Proprio ieri Moody’s ha pubblicato l’analisi annuale sul profilo di credito dell’Italia, che non è un’azione di rating bensì una valutazione del rischio Paese sulle quattro componenti analitiche fondamentali della sua metodologia per gli Stati sovrani: punti di forza dell’economia, dell’assetto istituzionale e fiscale, della capacità di far fronte a eventi esterni negativi. Moody’s ha così ribadito che il principale punto di debolezza dell’Italia resta il debito/Pil al 132% abbinato a una crescita potenziale debole. L’arrivo delle elezioni entro il prossimo maggio per Moody’s mette in dubbio la capacità e volontà delle autorità e del governo di portare avanti il programma di ulteriori riforme strutturali così importante per consolidare la crescita. L’outlook negativo è dovuto dunque al rischio che il governo italiano non affronterà con politiche sostenibili il problema dell’elevato debito pubblico e la vulnerabilità del Paese rispetto a shock esterni.

Isabella Bufacchi