Ieri l’ultima spallata verso l’accordo è arrivata dagli sherpa dell’Eurogruppo che in assenza di un accordo complessivo sul salvataggio (riforme in cambio di soldi) hanno negato ai greci gli 1,2 miliardi che Tsipras chiedeva al Fondo Salva-Stati dell’Unione sostenendo che gli fossero dovuti per un errore di calcolo precedente (ascrivibile ad Atene) e che gli avrebbero permesso di guadagnare nuovo tempo nell’estenuante negoziato con i creditori. E poco importa che sempre ieri la Bce abbia aumentato il tetto dei prestiti di emergenza alle banche elleniche portandolo da 69,8 miliardi a oltre 71: sono soldi che permetteranno agli istituti di Atene di rimanere liquidi giusto fino a Pasqua.
Sembra reggere l’ultimatum di 10 giorni che i leader dell’euro hanno riservatamente dato a Tsipras nella riunione notturna di venerdì scorso a Bruxelles. Non a caso dopo la decisione degli sherpa sugli 1,2 miliardi Atene ha fatto sapere che entro lunedì arriverà la sospirata lista di riforme necessaria affinché i ministri delle finanze della moneta unica sblocchino l’ultima tranche del secondo piano di salvataggio, i 7,2 miliardi che permetterebbero ai greci di arrivare fino a giugno, quando si rinegozierà tutto l’impianto di aiuti. Sul fronte riforme, i punti sensibili sono privatizzazioni (che Tsipras ha bloccato) e la lotta all’evasione, secondo gli europei non abbastanza ambiziosa. Il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha affermato che «il percorso con la Grecia è rientrato in una dinamica normale, penso che chiuderemo». E il governatore della banca centrale greca Yannis Stournaras conferma: la Grecia è «molto vicina» ad un accordo con i partner europei. In caso di intesa la Bce verserebbe subito 1,9 miliardi e il resto dei soldi arriverebbe ai primi di maggio. Un dettaglio però può ancora rallentare l’accordo: se l’Eurogruppo è pronto a riunirsi in qualsiasi istante per ratificare l’accordo, già lunedì, gli europei vogliono che la lista di riforme venga scritta insieme ai funzionari dell’ex Troika per essere certi che le misure questa volta siano soddisfacenti. Ma si sa quanto Tsipras e Varoufakis siano allergici ai man in black di Fmi, Bce e Ue che hanno versato ad Atene 240 miliardi e vogliono garanzie prima di darne altri.
Intanto il ministro Padoan ha affermato che «la fiducia sull’Italia si sta consolidando», che «il quadro macroeconomico internazionale è più favorevole con le economie europea ed italiana che stanno entrando in una finestra di opportunità», anche se non torneremo «ad una situazione pre-crisi». La Confindustria ha invece stimato un Pil dello 0,2% per il primo trimestre 2015.