Della Vedova ha sostenuto che «l’ultimo Consiglio europeo ha salutato con soddisfazione la nostra intenzione di organizzare un vertice sull’occupazione, specialmente quella giovanile». Ma, dopo la conferma dello slittamento senza data, a Bruxelles hanno ripreso a circolare le voci su un boicottaggio concertato proprio nel summit del 30 agosto scorso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e da leader di altri Paesi membri del Nord contro Italia e Francia. Un retroscena che quel giorno era stato marginalizzato dalle nomine di Mogherini a del polacco Donald Tusk rispettivamente ad Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue e a presidente stabile del Consiglio dei 28 governi. In sostanza Merkel si sarebbe impegnata a far bocciare la proposta di Renzi e Hollande sul summit di ottobre in Italia, che inizialmente metteva in agenda crescita, investimenti e occupazione.
La leader dei Paesi del Nord, sostenitori del rigore finanziario nei conti pubblici, non avrebbe voluto offrire un palcoscenico europeo all’asse italofrancese, che guida gli Stati membri promotori di maggiore flessibilità nel rispetto dei vincoli Ue sui bilanci nazionali per avere più margini negli investimenti pubblici orientati a creare sviluppo. Merkel sarebbe stata poi convinta dal suo fidato presidente uscente del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, a far eliminare dalla proposta italo-francese solo la crescita e gli investimenti. Varie fonti malignarono informalmente che Van Rompuy garantiva come depotenziato in partenza il vertice in Italia sull’occupazione perché avrebbe avuto in agenda di fatto solo il già noto progetto di «Garanzia per i giovani»: tra l’altro in un ottobre dove risultano programmati il summit Asem a Milano tra i leader dell’Ue e dell’Asia (il 16 e 17) e il Consiglio Ue a Bruxelles ( 23 e 24) incentrato proprio sulle politiche economiche anticrisi.
Anche l’Ecofin dei ministri finanziari di sabato scorso a Milano, presieduto dal responsabile dell’Economia Pier Carlo Padoan, non ha prodotto gli attesi annunci di nuovi investimenti Ue per la crescita, che avrebbero aiutato Palazzo Chigi e l’Eliseo a bilanciare le notizie negative sugli indicatori macroeconomici e sul rispetto dei vincoli di bilancio. Germania, Finlandia e Olanda, insieme ai vertici della Commissione europea e del Consiglio, potrebbero avere interesse a impedire a Italia e Francia di ottenere consensi popolari anti-Bruxelles in grado di aiutarle a respingere le richieste di misure di austerità e di riforme strutturali per il risanamento dei conti pubblici. In ogni caso Renzi , dopo la vittoria per la nomina di Mogherini ad Alto rappresentante, va incontro al rischio di un primo flop nel semestre di presidenza, da condividere con la stessa responsabile della Farnesina e con il fidato Gozi. Anche se, proprio i clamori sul caso del vertice in Italia sul lavoro, potrebbero convincerlo ad alzare di nuovo la voce contro le manovre e l’invadenza di Bruxelles.