16.05.2012

Obama chiede a Monti di aprire il G8

  • Il Corriere della Sera

BRUXELLES — A volte, parlano anche i silenzi. Per esempio ieri, a Bruxelles: un’ora e mezzo di incontro fra Mario Monti e José Manuel Barroso e alla fine niente conferenza stampa, né quel comunicato congiunto che può appunto sostituire una conferenza stampa. Il primo ministro italiano e il presidente della Commissione Europea hanno mantenuto concordemente un riserbo totale. E anche prima, del resto: due giorni di vertici Eurogruppo ed Ecofin, e niente dichiarazioni pubbliche di Monti. Ma più che un mistero, questi silenzi sono stati forse una conferma: nell’attesa, proprio ieri, dell’appuntamento cruciale di Berlino fra Angela Merkel e François Hollande, e delle ultime notizie inquietanti dalla Grecia, e di quelle ugualmente preoccupanti in arrivo dalle Borse, l’Europa ha trattenuto il fiato; e il riserbo di Monti e Barroso — il loro era probabilmente il colloquio più importante della giornata in tema di proposte sulla crescita — ha ribadito la delicatezza di una situazione tesa e precaria come non mai. Per tutta l’Eurozona, e per l’insieme della Ue (e c’era forse una ragione in più di prudenza, per l’Italia: oggi il Fondo monetario internazionale presenta a Roma il suo rapporto, al termine della sua missione annuale nel nostro Paese).
Ma anche in assenza di dichiarazioni ufficiali, i temi sul tavolo sono stati ugualmente affrontati. E la mediazione italiana è andata avanti. Fonti diplomatiche hanno più tardi parlato di «una riunione di lavoro costruttiva e preparatoria in vista del prossimo G8 in Usa e del summit straordinario del 23 maggio a Bruxelles». Cioè di quella cena-vertice che dovrebbe appunto definire le proposte per affiancare una vera crescita al rigore di bilancio sostenuto soprattutto da Berlino. E c’è di più: ieri Monti è stato invitato con una telefonata dal presidente Barak Obama a pronunciare il discorso introduttivo del G8 per la sessione economica del vertice di Camp David. La Casa Bianca fa sapere che i due leader «hanno concordato sulla necessità di intensificare gli sforzi per promuovere la crescita e la creazione di lavoro. Il presidente vuole discutere di questi argomenti in ulteriori dettagli con il primo ministro durante il prossimo incontro dei leader del G8 questo fine settimana».
Nel loro colloquio il premier e Barroso hanno riaperto il dossier sul rafforzamento del mercato interno (e dunque anche l’indagine sul tema che Barroso aveva chiesto proprio a Monti un paio di anni fa). Hanno parlato di bilanci da risanare nell’Eurozona, e poi hanno esaminato — lo dicono ancora fonti diplomatiche — «le opzioni sul tavolo per rilanciare la crescita e gli investimenti». In altre parole, hanno cercato di individuare «gli investimenti mirati, con capacità di aumentare la competitività economica e alimentare, la crescita di lungo termine».
«Investimenti mirati», e possibilmente meritevoli di non pesare sui bilanci ancorati ai patti di stabilità, equivalgono al nocciolo della «golden rule», l’idea che potrebbe — si spera — conciliare l’austerità merkeliana al bisogno generale di crescita: come, e quando, è precisamente quanto la mediazione italiana, con il sostegno di Barroso, sta cercando di precisare. Non sarà facile farlo, anche l’altro ieri la «golden rule» è stata affossata da un voto risicatissimo alla commissione economico-finanziaria dell’Europarlamento e le resistenze nell’Eurozona e nella Ue non sono poche: parlando un po’ a spanne, Italia, Spagna, Francia e in genere il «Centro-Sud» dell’Europa sembrano essere favorevoli, mentre il Nord guidato dalla solerte Germania appare diffidente più che mai.
Tutti (forse) capiscono però che non si può continuare a intrecciare discussioni bizantine, che il pericolo più grande è l’inerzia in attesa del diluvio. Per questo, all’incontro con Monti, Barroso ha anche accennato ad alcune delle proposte che proprio oggi la Commissione Europea discuterà in riunione collegiale: piani per ottenere «risultati immediati» basati su «riforme strutturali e investimenti mirati», su «idee concrete e fattibili per ottenere risultati rapidi». E soprattutto, una scialuppa di salvataggio: la ricapitalizzazione della Banca europea per gli investimenti. Prima che arrivi la «tempesta perfetta», magari dal Mar Egeo.