Perché?
Le forme di gestione e superamento delle crisi e l’accesso alla nuova finanza, che anche le nuove norme incentivano, hanno finito con rendere ancora più povera la massa destinata a soddisfare i creditori nel fallimento, come dimostrano le statistiche raccolte dai giudici.
Che cosa si deve fare, quindi?
Si deve ripensare radicalmente la struttura dei poteri dei creditori dell’impresa in continuità aziendale. Questo riguarda in primo luogo il tema delle garanzie, su cui la disciplina in Italia è molto arretrata. Un tempo le garanzie si realizzavano spossessando il debitore o iscrivendo ipoteche, oggi questi sistemi non funzionano più, perché l’economia è fatta di beni immateriali molto volatili. Inoltre le garanzie tradizionali sono passive, in quanto il creditore si disinteressa completamente della sorte del debitore.
Quale è la risposta a questa esigenza?
In Italia è allo studio da tempo una forma di garanzia mobiliare non possessoria, presente in tutti gli altri ordinamenti e introdotta da ultimo anche in Francia. Il Governo ha predisposto un testo e ritengo sia opportuno introdurlo.
Che cosa prevede?
Il pegno mobiliare non possessorio si basa su tre pilastri: il creditore può estendere la garanzie a intere categorie di beni e anche ai beni futuri senza impossessarsene e lasciandoli nella disponibilità dell’imprenditore; si introduce un sistema pubblicitario che consente agli altri potenziali creditori di valutare meglio l’opportunità di concedere nuova finanza; si prevedono procedure di realizzo della garanzia efficaci e semplici, consentendo alle parti di fissare le condizioni alle quali il creditore può fare vendere o direttamente soddisfarsi sui beni ricevuti in garanzia.
Un’altra norma a favore delle banche?
Un sistema moderno e funzionale delle garanzie favorisce le imprese e il mercato, non certamente le banche che altrimenti non danno il credito. Se per mettere all’asta un magazzino di un imprenditore fallito ci vuole qualche anno, è evidente che il ricavato sarà sempre prossimo allo zero; ciò che, ex ante, scoraggia i creditori dal finanziare le imprese.