Il mondo finanziario sembra girare decisamente alla rovescia quando in una giornata costellata da tensioni esterne (leggi Cina e Ucraina) gli investitori finiscono per acquistare la «periferia» e vendere il «centro» dell’Europa. Eppure a questo cambio di direzione, che peraltro si protrae ormai da qualche tempo, qualcuno riesce a dare anche spiegazioni.
Per esempio la rincorsa ai titoli di Stato italiani, spagnoli e portoghesi è una conseguenza della ricerca di rendimento da parte degli investitori. Dopotutto, nonostante la marcia di questi ultimi mesi, un BTp decennale ha sì ridotto il rendimento al 3,36% (minimi dal 2005) e lo spread sul Bund a 174 punti (livelli del giugno 2011), ma continua a offrire oltre il doppio di un titolo tedesco (1,52%) e altrettanto si può dire per i decennali di Madrid (3,30%) e Lisbona (4,44%).
Sulle Borse, posto che Francoforte ha raggiunto i massimi storici di recente (e ha guadagnato il 155% negli ultimi 5 anni distanziando il resto del Vecchio Continente) c’è anche da mettere in conto la maggior «sensibilità» che gli analisti assegnano alla Germania per le possibili conseguenze del duello Mosca-Kiev. Così può anche non stupire che il Dax ceda lo 0,91% nello stesso giorno in cui il Ftse Mib ha guadagnato lo 0,58%, l’Ibex lo 0,30% e il Psi portoghese lo 0,66 per cento.
La Borsa tedesca ha sofferto anche oltremisura l’altro fattore di disturbo della giornata: il dato deludente sull’export cinese diffuso nel fine settimana (di cui si parla in modo più approfondito nell’articolo a fianco), che ha condizionato pure l’andamento delle materie prime, dei listini azionari asiatici e di quelli dei Paesi emergenti. È stata invece una giornata di «tregua» sui mercati valutari, con l’euro poco sotto quota 1,39 dollari. La divisa comune resta sempre vicina ai livelli di guardia e «chiaramente non lascia contenti» i banchieri della Bce, come ha ammesso il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer.
Wall Street invece non è riuscita a festeggiare nel modo più consono i cinque anni di «toro» (anniversario che in realtà cadeva domenica 9 marzo): un lustro in cui New York si è risollevata dalla fossa e ha guadagnato il 177% per merito soprattutto degli oltre 3.500 miliardi dollari di liquidità pompati nel sistema finanziario da quella Federal Reserve che adesso inizia a ridurre le iniezioni con il suo «tapering». L’S&P 500 ha chiuso a -0,02% e il Nasdaq a -0,04%, con le orecchie rivolte naturalmente a Washington.
Sulle Borse, posto che Francoforte ha raggiunto i massimi storici di recente (e ha guadagnato il 155% negli ultimi 5 anni distanziando il resto del Vecchio Continente) c’è anche da mettere in conto la maggior «sensibilità» che gli analisti assegnano alla Germania per le possibili conseguenze del duello Mosca-Kiev. Così può anche non stupire che il Dax ceda lo 0,91% nello stesso giorno in cui il Ftse Mib ha guadagnato lo 0,58%, l’Ibex lo 0,30% e il Psi portoghese lo 0,66 per cento.
La Borsa tedesca ha sofferto anche oltremisura l’altro fattore di disturbo della giornata: il dato deludente sull’export cinese diffuso nel fine settimana (di cui si parla in modo più approfondito nell’articolo a fianco), che ha condizionato pure l’andamento delle materie prime, dei listini azionari asiatici e di quelli dei Paesi emergenti. È stata invece una giornata di «tregua» sui mercati valutari, con l’euro poco sotto quota 1,39 dollari. La divisa comune resta sempre vicina ai livelli di guardia e «chiaramente non lascia contenti» i banchieri della Bce, come ha ammesso il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer.
Wall Street invece non è riuscita a festeggiare nel modo più consono i cinque anni di «toro» (anniversario che in realtà cadeva domenica 9 marzo): un lustro in cui New York si è risollevata dalla fossa e ha guadagnato il 177% per merito soprattutto degli oltre 3.500 miliardi dollari di liquidità pompati nel sistema finanziario da quella Federal Reserve che adesso inizia a ridurre le iniezioni con il suo «tapering». L’S&P 500 ha chiuso a -0,02% e il Nasdaq a -0,04%, con le orecchie rivolte naturalmente a Washington.