26.03.2012

Non ci sono limiti alla Rete

  • Il Corriere della Sera

di Paola Caruso

A gli italiani piace giocare online. Per avere un'idea dell'entità di questa passione basta osservare i dati della raccolta nel 2011 per l'intrattenimento in Rete: quasi 10 miliardi di euro. Per la precisione 9,85. Il mercato online è più che raddoppiato, con un incremento del +104% rispetto all'anno precedente (4,8 miliardi). Ma attenzione: questa cifra non indica la quantità di denaro speso, che è molto più bassa. Nel 2011 i giocatori hanno tirato fuori dalle tasche 735 milioni che corrispondono a un aumento dei soldi giocati pari al 7%. La differenza tra i miliardi della raccolta e i milioni sborsati si spiega in questo modo: le vincite vengono rigiocate due o più volte. Insomma, la spesa reale non raggiunge il miliardo e le vincite si reinvestono in nuove puntate.
In crescita
A evidenziare questi risultati è l'Osservatorio Gioco Online della School of Management del Politecnico di Milano, dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e di Sogei (in collaborazione con Agipronews e Mag Consulenti Associati). «L'incremento del 7% nella spesa indica che il mercato è esploso sul serio negli anni scorsi con il passaggio dei giocatori dai siti "punto com" a quelli italiani — afferma Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori del Politecnico di Milano —. La crescita attuale è dovuta all'introduzione di nuovi giochi, poker e casinò. È chiaro che l'allargamento dell'offerta e dei canali, come la possibilità di giocare attraverso la televisione, può attirare nuovi target. Molti skills games funzionano come giochi sociali, capaci di riunire amici e parenti nel salotto di casa, e sono da considerare come forme di intrattenimento, tant'è che il 75% dei giocatori usa meno di 50 euro».
Non bisogna dimenticare che il canale online rappresenta solo una fetta del mercato: pari al 13% della raccolta totale e appena il 4% della moneta spesa. «Il mercato crescerà ancora, ma non con i tassi del +50-100% a cui eravamo abituati», aggiunge Rangone. Analizzando in dettaglio l'andamento dei giochi più cliccati, saltano agli occhi due conclusioni. La prima: il poker cash ha avuto la parte del leone subito dopo il lancio, ma si è assestato in fretta, tant'è che nei mesi autunnali ha subito flessioni tra il 3 e il 5%. La seconda: il casinò va forte. Qui la raccolta è di 1,5 miliardi e il trend di crescita si aggira intorno al 13% mensile.
Gioco mobile
A incrementare al volume di affari ci sono i nuovi canali: smartphone, tablet e connected tv. Oggi hanno una quota di mercato intorno all'1% e per la fine dell'anno puntano a raggiungere il 2-3%. Il primo player sbarcato sul piccolo schermo a luglio è stato Winga (con il giocatore che interagisce da pc o mobile). Si trova sul canale 63 del digitale terrestre. «Winga propone minimi di gioco più bassi del mercato — sottolinea Assen Diakovski, global head of egaming di Winga — con puntate a partire da 10 centesimi. In questo modo siamo in grado di garantire divertimento al grande pubblico, perché per esempio con una spesa di 10 euro è possibile passare un paio di ore alla roulette. Il nostro approccio è stato premiato, infatti, in poco più di un trimestre abbiamo ottenuto l'8% di market share nel casinò con una crescita sopra la media».
Nodo tasse
Con la prossima introduzione di nuovi giochi (vedi betting exchange, scommesse virtuali e slot online), è possibile immaginare un exploit di business. Il tutto all'interno di uno scenario affollato. «Gli operatori sono già 274 — dichiara Nicola Tani, vice direttore dell'agenzia Agipronews —, anche se quasi i tre quarti del mercato è concentrato nelle mani dei 10 player più grandi: 7 nazionali e 3 internazionali. Inoltre, bisogna fare i conti con 200 nuove concessioni, di cui 52 sono state già assegnate. Insomma, entreranno nuovi operatori, soprattutto con licenza maltese, dato che a Malta le tasse sono più basse». Una questione su cui si dibatte è l'aumento della tassazione per l'online. Se il 97% della spesa finisce in payout, rimane il 3% per la filiera e l'Erario. «Questo 3% si divide così: 80% alla filiera e 20% allo Stato — commenta Tani —. La tassazione è bassa, ma se si aumenta a scapito del payout i giocatori passano su poker room estere che pagano di più».