La strada del ricorso straordinario al Capo dello Stato è stata scelta dai legali di Berlusconi, gli avvocati Andrea Di Porto, Luigi Medugno e Andrea Saccucci, per gli ampi termini concessi, 120 giorni, rispetto ai 60 del ricorso al Tar, ampiamente scaduti. I motivi del ricorso tuttavia non sono stati resi noti. Secondo fonti della Banca d’Italia, il ricorso è stato notificato già ieri a Via Nazionale, che può chiedere che l’atto venga ricondotto davanti al Tar. In ogni caso l’impugnazione — con cui si chiede la sospensione dell’efficacia del provvedimento — non influenza i termini fissati: dunque Fininvest, e in via indiretta Berlusconi, devono mettersi in regola entro domani. L’alternativa potrebbe essere la sospensione dei diritti di voto su Mediolanum per la quota oltre il 9,9%.
La famiglia Berlusconi possiede il 30,15% di Mediolanum: fino a ottobre era in gran parte vincolato in un patto di sindacato con il fondatore Ennio Doris, titolare del 20,73%, e con la moglie di Doris, Lina Tombolato, azionista al 6,75%. Le cifre sono rilevanti: il 20% di Mediolanum vale circa 770 milioni e pesa per circa un quinto nel patrimonio di Fininvest.
L’ex premier aveva pensato di cedere le quote ai figli ma avrebbe incontrato il «no» di Bankitalia, mentre circa il 5-6% potrebbe essere acquistato dallo stesso Doris. Oggi si tiene un consiglio di Fininvest per decidere se andare avanti sul trust, secondo il mandato che il ceo Pasquale Cannatelli ha ricevuto a fine ottobre. Ma anche per il trust i paletti fissati sono stretti: indipendenza da Fininvest e dalla famiglia Berlusconi.