Roberto Nicastro, banchiere di lungo corso, già direttore generale di Unicredit, poi commissario delle quattro banche saltate nel 2015, quindi vicepresidente di Ubi nonché senior advisor del fondo Cerberus, si lancia in una nuova iniziativa bancaria: insieme con Federico Sforza, 46 anni, già ceo di Nexi, avvia una nuova banca fintech, interamente digitale, dedicata alle cinque milioni di partite Iva esistenti in Italia, agli artigiani e alle micro-piccole imprese fino a 10-20 milioni di euro di fatturato, cui offrire prodotti bancari digitali, come per esempio finanziamenti in tempi rapidi, uno-due giorni rispetto alle tre settimane di media richiesti dalle banche tradizionali.
È il progetto, annunciato ieri, denominato «Banca Idea», di cui Sforza sarà amministratore delegato e Nicastro, 56 anni, presidente. I due top banker hanno raccolto 45 milioni di euro nel primo giro di fundraising («il più grande primo round di finanziamento mai realizzato per una startup fintech italiana») con un parterre di investitori di primo livello come Generali, Generali, Gruppo Sella, Gruppo Ifis, la trentina Isa, oltre — a titolo personale — banchieri come Alberto Albertini e Alessandro Decio, avvocati come Gregorio Consoli, manager come Maria Elena Cappello. Nei promotori ci sono Elena Adorno (ex Societè Generale), Giovanni Beninati (ex American Express), Emanuele Buttà (ex Unicredit), Andrea Correale (ex Oliver Wyman), Stefano Gallotti (ex Avaloq), Alessio Marras (ex Deloitte), Federico Provinciali (ex Barclays), che avranno cariche operative, e — senza cariche operative — da Giuseppe Rumi (partner BonelliErede).
«Nonostante il periodo difficile, siamo riusciti a completare questo significativo round di finanziamento e a completare l’acquisizione della piattaforma Fide — commenta Sforza — questo dovrebbe permetterci di essere operativi già in autunno con soluzioni innovative di credito alle piccole e piccolissime imprese, caratterizzate da semplicità, velocità e affidabilità». Fide è una società molisana di cessione del quinto di proprietà di Aurelio De Gennaro, che dispone già di una licenza ex 106 che Nicastro e Sforza chiederanno di trasformare in banca vera e propria.