MILANO — Una giornata di Borsa senza precedenti per il Montepaschi: il titolo ieri è volato di quasi il 20% chiudendo a 0,22 euro, un livello che non vedeva da tempo e con oltre il 12% passato di mano, dieci volte la media mensile. Un boom del tutto inaspettato, secondo gli operatori, solo in parte spiegato con l’abbassamento dello spread Btp/Bund sotto i 180 punti base che dà una mano ai bilanci della banca senese carica di titoli di Stato italiani. Anche la spiegazione di eventuali ricoperture reggerebbe solo in parte: storicamente lo scoperto su Mps è stato al massimo pari al 7-8% del capitale, mentre ieri i volumi sono stati molto più consistenti.
Piuttosto gli occhi sono puntati sul venditore per eccellenza: la Fondazione Mps, primo socio con il 31,5%, che da tempo ha messo in vendita gran parte della propria partecipazione nell’istituto presieduto da Alessandro Profumo e guidato da Fabrizio Viola per rimborsare i 300 milioni circa di debiti residui. Una vendita realizzata prima dell’aumento di capitale di maggio da 3 miliardi con cui Mps inizierà a ripagare i Monti bond, che Palazzo Sansedoni non potrà seguire.
Secondo alcuni operatori, la Fondazione avrebbe continuato a vendere sul mercato, secondo una tattica che ha già portato alla cessione del 2% della banca. A comprare ieri, secondo fonti di mercato, sarebbero stati soprattutto fondi anglosassoni, in particolare americani, forse hedge fund. Il faro guarda agli Usa anche perché le vendite si sono impennate dopo l’apertura di Wall Street, nel pomeriggio. Ma c’è anche chi non esclude che la Fondazione abbia trovato uno dei partner strategici cui cedere il controllo di Mps. Dall’ente presieduto da Antonella Mansi non è stato possibile avere un commento. Altre fonti ipotizzavano invece una vendita da parte di un socio privato (i maggiori sono la famiglia Aleotti con il 4% e Axa con il 3,72%). Gli operatori segnalavano in azione come intermediari in particolare Jp Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Anche la Consob ha acceso un faro chiedendo agli intermediari italiani e internazionali più attivi informazioni sui clienti per conto dei quali hanno agito.
Intanto la Fondazione Mps ha varato ieri l’azione di responsabilità contro gli ex vertici — a cominciare dall’ex presidente Gabriello Mancini — e le ex deputazioni amministratrici (non quelle generali) per gli 1,1 miliardi di euro di debiti contratti per seguire integralmente i due aumenti di capitale di Mps del 2008 e del 2011 allo scopo di non far diluire la Fondazione sotto il 50%. Nel mirino dell’ente — sulla base di un parere legale dei professori Giorgio De Nova e Ugo Pomante — ci sono la sottoscrizione in via indiretta del bond Fresh del 2008 per 490 milioni e il contratto di finanziamento da 600 milioni del 2011. Per la prima operazione è chiamato in causa anche l’advisor di allora della Fondazione, Jp Morgan; per la seconda, il pool di banche (capitanato sempre da Jp Morgan) che ha concesso il prestito, ovvero Barclays, Bnp Paribas, Credite Agricole, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Natixis, Rbs, Unicredit, Banca Imi.
E continua anche il fronte giudiziario di Mps. Ieri I pm di Siena Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, che indagano sull’istituto senese sotto l’era Mussari, e il nucleo di polizia valutaria delle Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo hanno perquisito 7 dipendenti dell’area finanza di Mps — nessuna delle quali indagata — che avrebbero posto in essere alcune operazioni sospette al centro delle indagini sulla «banda del 5%». Perquisita anche Centrosim (che si dice estranea all’indagine) in quanto la società che liquidava le operazioni. Ma a quanto sembra potrebbero esserci anche altri broker nel mirino, oltre alla londinese Enigma. Archiviata anche l’inchiesta per istigazione al suicidio dell’ex portavoce della banca, David Rossi: per il gip Monica Gaggelli «non sussiste alcun dubbio» sul suicidio del manager.