22.07.2015

Mps, i soci valutano l’addio al patto

  • Il Sole 24 Ore
Dopo due aumenti di capitale, l’esame durissimo della Bce con la tempesta che ne è seguita e la sostituzione in corsa di Alessandro Profumo con Massimo Tononi, l’insolito asse senese-sudamericano che fino a ieri ha contribuito in modo determinante a guidare le sorti del Monte dei Paschi di Siena, potrebbe ormai aver fatto il suo tempo. La Fondazione, così come Btg e Fintech, starebbero seriamente valutando la possibilità di non rinnovare il patto siglato un anno e mezzo fa, e i potenziali altri componenti – a partire da Alessandro Falciai – di fatto la penserebbero allo stesso modo: meglio evitare di legarsi le mani, per il bene dei singoli azionisti e della stessa banca, che domani potrebbe presentarsi sul mercato dell’M&A libera da ogni genere vincolo o barriera all’ingresso che in qualche modo rimanda al passato.
La decisione non è ancora stata formalizzata, ma secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, sarebbe un’ipotesi per nulla esclusa dai principali soci. Con la benedizione del Tesoro, naturalmente, quasi primo socio con il suo 4%, e della Banca centrale europea, che – come detto e ripetuto negli ultimi mesi – vuole vedere la banca convolare a nozze al più presto.
L’idea, comunque, è quella di procedere un passo alla volta. Il prossimo, come noto, è rappresentato dall’individuazione del nuovo presidente destinato a prendere il posto di Alessandro Profumo: sulla nomina di Massimo Tononi, ormai sembra fatta. Al netto dei fisiologici malumori che accompagnano ogni scelta («Ogni socio aveva il suo candidato…», fa notare una fonte vicina al dossier), sul profilo dell’attuale presidente di Borsa Italiana nessuno ha niente da dire: stimato dal mercato, esperto di M&A, può essere l’uomo giusto al posto giusto considerate le sfide che attendono il Monte. Nei prossimi giorni Profumo formalizzerà le dimissioni, con decorrenza 6 agosto, giorno del prossimo cda: all’ordine del giorno, oltre all’approvazione della semestrale, figura già la convocazione dell’assemblea, che si dovrebbe tenere nella seconda settimana di settembre. Tra un appuntamento e l’altro sarà il vicario Roberto Isolani a svolgere le funzioni del presidente.
Superato quel voto ed eletto Tononi, potrebbe scattare il definitivo rompete le righe per i soci. Dopo l’aumento di capitale la quota vincolata al patto si è diluita appena sotto lo 0,5% ma le azioni complessive detenute dai tre soci, quasi tutte fuori dal patto, ammontano al 9% circa: Fintech, che ha detto di partecipare all’aumento, dovrebbe aver mantenuto il 4,5%, Btg avrebbe ora il 3,13% mentre la Fondazione ha coperto il suo 1,55% dopo aver venduto azioni prima dell’aumento. «Crediamo che sia un ottimo investimento», aveva dichiarato un mese fa a Reuters Roberto Isolani, che oltre a essere vice presidente della banca senese è anche membro di Btg Pactual, commentando l’incremento della quota: «La debolezza dell’azione e dei diritti durante l’aumento di capitale ci è sembrata una interessante opportunità di trading». Un discorso analogo potrebbe valere, nei prossimi mesi, per Fintech così come per la Fondazione, anche perché il titolo Mps – come si è visto anche ieri, quando ha chiuso poco mosso in una giornata difficile per i bancari – sembra per il momento reggere sui valori post-aumento.
Intanto, nei prossimi giorni proseguirà il dialogo con la Bce. Francoforte, come ribadito ancora nei colloqui e nelle missive inviate nelle ultime settimane, ha posto il 26 luglio come deadline non solo per l’aumento di capitale, ma anche per l’individuazione di un partner così come per la chiusura del derivato Alexandria. Una data segnata in rosso sul calendario – corrisponde allo scadere dei nove mesi dopo i risultati del Comprehensive assessment – che però il Monte, come hanno già fatto intendere sia Profumo che il ceo Fabrizio Viola, non potrà rispettare: per un matrimonio bisogna infatti essere in due, mentre su Alexandria proseguono le trattative con Nomura per smontare l’operazione ed evitare così quel “grave pregiudizio per la banca” che la stessa Bce ha posto come condizione per slittare oltre a fine luglio.