Montepaschi batte tutte le aspettative e, dopo aver aperto in calo, ha invertito la rotta chiudendo la prima seduta a Piazza Affari a 4,55 euro. Prezzo superiore ai 4,28 euro che la stessa banca aveva indicato alla vigilia come valore «teorico» del titolo per il ritorno in Borsa, dopo una sospensione durata 10 mesi. Al prezzo di ieri il valore di Mps è di 5,2 miliardi. Come era prevedibile il titolo è stato piuttosto volatile e gli scambi sostenuti, con oltre 51 milioni di titoli passati di mano. Secondo gli analisti la volatilità proseguirà ancora per diversi giorni.
L’esordio positivo è una buona notizia per il management della banca, che ha incassato la fiducia del mercato, e per chi ha comprato in avvio di seduta. Ma non lo è ancora per il ministero del Tesoro e per vecchi portatori di obbligazioni subordinate, diventati azionisti in seguito al «burden sharing», che i titoli li hanno sottoscritti rispettivamente a 6,49 e a 8,65 euro. Sono loro di fatto ad aver salvato la banca sottoscrivendo la scorsa estate l’aumento di capitale precauzionale da 8,3 miliardi. Al momento il Tesoro ci sta rimettendo 1,1 miliardi, a cui potrebbero aggiungersi altri 700 milioni nel caso di acquisto da parte di Via XX Settembre delle azioni che verranno portate in conversione dagli ex obbligazionisti retail che hanno subito il «burden sharing». Per far partire l’operazione manca solo il decreto del ministero del Tesoro che deve fissare i criteri per il riacquisto delle azioni oggetto di scambio. Il decreto potrebbe arrivare tra oggi e domani consentendo così al Monte di chiudere la pratica con nuovi azionisti e vecchi obbligazionisti. L’offerta di scambio partirà il 30 ottobre per chiudersi il 17 novembre. Il Tesoro si farà carico di ricomprare le azioni ai soci che vorranno cederle e, nel caso di adesione totalitaria, la quota oggi pari al 52% del capitale del Monte salirebbe oltre il 70 per cento.
Federico De Rosa