I vertici di Banca Mps stanno affinando il calendario del piano di salvataggio. L’obiettivo è portarlo a termine in tempi rapidi, anche per limitare, o addirittura azzerare, i ritardi legati al ricambio delle settimane scorse, con l’uscita dell’ex amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, e l’arrivo di Marco Morelli.
Ieri si è fatto il punto in cda, che ormai si riunisce con cadenza settimanale. Secondo quanto sembra emerge, il nuovo capoazienda è al lavoro per lanciare l’aumento di capitale già nei giorni immediatamente successivi al referendum costituzionale del 4 dicembre, per chiudere l’operazione entro Natale, così come anticipato da Il Sole 24 Ore il 27 settembre scorso.
A suggerire fretta è soprattutto il mercato, visto che ieri il titolo ha chiuso in coda al listino, segnando un nuovo minimo storico: ha perso il 3,34% poco sopra i 16 centesimi, e ora la capitalizzazione supera a stento i 490 milioni di euro.
Intanto, i prossimi appuntamenti sono due cda in programma il 14 e il 18 ottobre. Subito dopo la presentazione del piano industriale, il 24 ottobre, partirà il roadshow e quindi l’assemblea straordinaria nella seconda metà di novembre che procederà anche alla nomina del nuovo presidente, la cui selezione è stata affidata a Spencer Stuart. In attesa del referendum, la conversione volontaria delle obbligazioni, quindi l’aumento vero e proprio, per un ammontare pari a cinque miliardi meno quanto raccolto con la conversione dei bond e con la sottoscrizione da parte di alcuni anchor investor (trattative aperte, e non facili, con il Golfo). Per quanto riguarda le obbligazioni, ancora non è stato stabilito se l’operazione riguarderà i soli possessori istituzionali, che detengono circa 2,6 miliardi di bond subordinati, o anche la clientela retail, che ne ha in tasca 2,4 miliardi.
Lanciando l’aumento di capitale entro la fine del 2016, se da una parte i vertici di Mps mettono in conto il rischio di impattare con le eventuali fibrillazioni politiche del post consultazione costituzionale, dall’altra scongiurano la pericolosa concomitanza con l’analoga operazione di UniCredit; senza contare che, per questioni bilancistiche e regolatorie, le prime settimane dell’anno non sono ritenute idonee per affacciarsi sul mercato: quanto meno, la Consob richiederebbe l’inserimento in prospetto delle prime evidenze del bilancio 2016, pronte non prima di metà febbraio.
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Il Sole 24 Ore
07/10/16
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