31.07.2013

Mps-Antonveneta, spunta il reato di insider oggi le richieste di rinvio a giudizio dei pm

  • La Repubblica

SIENA — È il giorno in cui, dopo 20 mesi di indagini, gli avvisi di garanzia si trasformano in richieste di processo. E tra le ipotesi di reato ne emerge un’altra: l’insider trading, perché quando nel novembre 2007 Monte dei Paschi acquistò a multipli oggi ritenuti stellari Banca Antonveneta, qualcuno a Rocca Salimbeni avrebbe lucrato sull’informazione riservata. È un reato che si chiarirà oggi, con il deposito delle carte – 40 faldoni, 20 mila pagine – che certificano la conclusione della mastodontica inchiesta della procura di Siena, in corso di notifica stamattina a otto ex dirigenti. Dall’ex presidente Giuseppe Mussari all’ex direttore generale Antonio Vigni, fino agli altri sei indagati, tutti ex manager o controllori dei conti: Daniele Pirondini, Raffaele Giovanni Rizzi, Marco Morelli, Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti. Indagata sarà anche la banca, in base alla legge 231 sulla responsabilità d’impresa. Da oggi gli indagati potranno conoscere tutti i rilievi e le accuse dei pm Antonio Nastasi, Claudio Natalini e Giuseppe Grosso.
Per Mussari la procura ipotizza il reato di falso in prospetto sugli aumenti di capitale 2008 e 2011. Mussari è anche indagato per manipolazione di mercato in concorso nel programma di finanziamento ideato per reperire le risorse per Antonveneta, acquistata dal Banco Santander per 9,3 miliardi, oltre a 8 miliardi di debiti rifinanziati. Un esborso che ha messo in crisi un modo di fare banca praticato da 541 anni senza stop. Mussari, con l’ex dg Vigni, è pure indagato per false rappresentazioni in prospetto e manipolazione del mercato in concorso.
A vario titolo, risponderanno dell’accusa di ostacolo alla vigilanza e manipolazione del mercato anche gli altri tre ex dirigenti Daniele Pirondini, Raffaele Giovanni Rizzi e Marco Morelli, e i tre ex sindaci Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti.
L’inchiesta ricostruisce tutti i passaggi per l’acquisizione di Antonveneta che tenne all’oscuro l’organo di vigilanza di alcuni passaggi che, se resi noti, non avrebbero consentito l’acquisto di Antonveneta. Ad esempio una terza inedita indemnity side letter rinvenuta dai pm, con cui in ottobre 2008 Mps sollevò Jp Morgan (banca agente) dal rischio che i sottoscrittori del bond convertibile Fresh da un miliardo votassero no in assemblea. Con tale lettera, celata a Bankitalia, Mps “sterilizzò” gli effetti delle modifiche in negoziazione, e formalizzate con il via libera al Fresh di marzo 2009; la lettera è ora un atto d’accusa al vecchio management e un alibi per la vigilanza, che pure dialogava da inizio 2008 con Siena sul Fresh e autorizzò l’acquisizione a fine 2008. Le ipotesi di reato, nel caso, sono ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e manipolazione. Per ostacolo alla vigilanza, un mese fa, Mussari, Vigni e Baldassarri sono già stati rinviati a giudizio (udienza a settembre), nello stralcio dell’inchiesta sul derivato Alexandria, per avere occultato un contratto quadro stipulato con Banca Nomura.
L’inchiesta, però, è il passato del Monte. E il futuro non manca di incognite e problemi. Il 16 luglio l’Ue ha chiesto di rifare il piano di rilancio Mps, con ancora meno costi e più redditività, in modo da ripagare meglio i 4 miliardi di prestiti “Monti bond”. La lettera ventilava anche, in caso contrario, l’apertura di una procedura di infrazione sugli aiuti di Stato. La notizia ha suscitato le proteste dei sindacati della banca e del sindaco di Siena. Ieri Bruxelles ha chiarito che la Commissione deciderà sul dossier solo dopo la pausa estiva.