Lo sconto è superiore a quello dell’aumento del 2014 (era stato del 35,5%) e le nuove azioni sono offerte nel rapporto di 10 azioni nuove ogni 1 vecchia posseduta. La diluizione era già messa in conto dal mercato, che aveva stimato un 35-40% di sconto sul «terp», cioè il prezzo teorico dell’azione senza il diritto d’opzione. Per questo il titolo ha chiuso in calo per tutta la settimana e ieri ha perso un ulteriore 3% a 9,38 euro. Nei prossimi giorni è attesa grande volatilità in Borsa: l’aumento parte lunedì fino al 12 giugno. I diritti possono essere negoziati fino all’8 giugno.
A sottoscrivere si sono impegnati i soci Fintech (4,5%), Btg Pactual (2%), Axa (3,17%), Alessandro Falciai (1,7%), mentre scioglierà presto la riserva la Fondazione Mps, che ha il 2,5%: dovrebbe investire 75 milioni per non diluirsi ma potrebbe anche scegliere di sottoscrivere solo parzialmente. Il resto verrà dal mercato ma non ci sono rischi visto che l’intero ammontare è garantito dal consorzio guidato da Ubs, Citi, Goldman Sachs e Mediobanca.
Oggi verrà pubblicato il corposo prospetto informativo sull’aumento, che si dice la Consob ha voluto particolarmente dettagliato sui rischi, in particolare sulle partite del passato ancora aperte. C’è intanto la questione del derivato Alexandria con Nomura, che la Bce ha imposto di chiudere entro fine giugno per far rientrare nei limiti l’esposizione, oggi attorno al 48% del patrimonio. Resta aperta anche la questione della contabilizzazione in bilancio di Alexandria e dell’operazione gemella Santorini (con Deutsche Bank), anche se i bilanci pro-forma hanno già dato indicazioni sui loro effetti se considerati come derivati e non come prestiti.