C’è un dato su tutti, tra quelli pubblicati ieri da Mps nei conti del primo trimestre, che dà il senso dell’intervento dello Stato: la raccolta diretta è salita di 5 miliardi da dicembre grazie soprattutto alle aziende, che sono tornate a usare i conti correnti che avevano abbandonato nei mesi della crisi. La fuga dagli sportelli insomma si sta invertendo: è uno degli effetti della rete di protezione del Tesoro con la «ricapitalizzazione precauzionale» da 8,8 miliardi totali, sebbene sia ancora in discussione con le autorità di Bruxelles e il via libera non sia ancora arrivato per il confronto sugli esuberi (quante migliaia?) e sulle modalità di cessione di tutti i crediti in sofferenza, oltre 27 miliardi di euro, cui sta lavorando il ceo Marco Morelli. Allo stesso modo si è rafforzata la liquidità , a 16 miliardi: anche qui è stata efficace la garanzia dello Stato sui nuovi bond emessi per 11 miliardi. Dal punto di vista operativo però Mps zoppica ancora: margini di interesse e commissioni sono in calo se pure compensati dal calo degli oneri operativi. Frenano anche le rettifiche sui crediti (-87,4%). Risultato: 169 milioni la perdita, di cui 131 per componenti non operative.
Fabrizio Massaro