Anche il consorzio di collocamento, guidato da Ubs e Citi, allargato ad altri colossi dell’investimento, è pronto. Ma a fare ancora discutere a Siena è proprio l’ipotesi indicata da Clarich e cioè una possibile ulteriore diminuzione del legame della banca col territorio. È stato per questo che nei giorni scorsi il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha scritto a Matteo Renzi per chiedergli di valutare l’intervento dello Stato nella ricapitalizzazione di Mps. Tale ipotesi però, ancora ieri, è stata smentita dal sottosegretario alla Presidenza, Luca Lotti, che a Siena ha partecipato ad una riunione con Rossi: «Spetta al consiglio d’amministrazione pronunciarsi, non al governo: a breve verranno prese delle decisioni che io spero siano positive». A negare un intervento pubblico è comunque il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha in mano il dossier. «Sarà un’operazione di mercato, l’intervento pubblico è escluso» ha, del resto, detto a più riprese Padoan e gli stessi amministratori di Mps lo hanno confermato rinunciando all’ipotesi di un prolungamento del prestito dello Stato.
Con l’operazione sul capitale oggi il Monte approverà anche una serie di misure per rafforzare la patrimonializzazione. Certo l’aumento che sarà deciso oggi, non esclude di per se un futuro di alleanze per la banca anche se finora ci sono state solo manifestazioni di non interesse: da Unicredito a Intesa Sanpaolo, da Bnp-Paribas a da ultimo Santander hanno affermato di non avere nei rispettivi piani l’integrazione con Mps. E a proposito delle aggregazioni della banca senese come di altre il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, dopo aver ribadito che il suo gruppo è più interessato all’estero che all’Italia, ha sostenuto che «nel mondo attuale non debbono più esistere steccati di questo genere».