06.02.2013

Montepaschi, ecco i documenti con tutte le «bugie» degli ex vertici

  • Il Corriere della Sera

I contratti per il finanziamento necessario all’acquisto di Antonveneta sono stati modificati dopo le comunicazioni al mercato e agli organi di vigilanza. La clamorosa rivelazione emerge dalle carte processuali dei magistrati di Siena che indagano sugli ex vertici del Monte dei Paschi. Nell’elenco degli indagati, oltre all’ex presidente Giuseppe Mussari, all’ex direttore generale Antonio Vigni e all’ex capo dell’Area Finanza Gianluca Baldassari, ci sono il capo dell’Area legale dell’epoca Raffaele Rizzi e il responsabile dell’operazione, Marco Morelli, oggi responsabile per l’Italia di Merrill Lynch. Tutti d’accordo, secondo l’accusa, nel prospettare una situazione ben diversa da quella reale nonostante fossero a conoscenza dei rischi economici che sarebbero derivati da quell’affare. Sono le mail scambiate tra i manager e i verbali di interrogatorio acquisiti dalla Guardia di Finanza e contenuti nell’informativa, a ricostruire che cosa avvenne a partire dall’autunno del 2007, quando fu annunciata l’operazione. Il resto lo fanno le imputazioni elencate negli avvisi a comparire notificati la scorsa settimana per ordine dei pubblici ministeri Natalino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini. E nuovi dettagli potrebbero arrivare da Forlì: in un’inchiesta del 2009 su soldi trasferiti a San Marino era emerso un conto intestato proprio a Mussari.
La bozza cambiata
Il 18 dicembre 2007 Raffaele Rizzi «trasmette via mail la bozza del comunicato alle istituzioni finanziarie che sono disponibili a finanziare l’operazione». Gli investigatori del Valutario evidenziano come «la bozza interna del 19 dicembre 2007 è diversa da quella diffusa al mercato nella parte in cui è previsto un finanziamento di un miliardo mediante nuove azioni. Infatti si prevede l’emissione di strumenti innovativi di capitale, esattamente come era già stato anticipato in una precedente comunicazione trasmessa via mail il 26 novembre».
Non è l’unica “bugia” utilizzata in quelle settimane per celare la vera natura dell’operazione. Tra le carte analizzate c’è una mail che Massimo Molinari, all’epoca responsabile della Tesoreria di Mps «invia a Rizzi sul Tier1 per la verifica del “modo usufrutto” associando le azioni di nuova emissione a favore di Jp Morgan al contratto usufrutto in favore di Mps». Anche in questo caso la Finanza evidenzia la falsità della comunicazione visto che «la struttura è diversa da quella illustrata a Banca d’Italia undici giorni prima, esattamente il 14 gennaio, che prevedeva l’utilizzo di un equity swap». La conferma sarebbe in un’altra mail «trasmessa il 3 aprile 2008 da Stefano Maternini di Jp Morgan a Morelli e Rizzi per segnalare la disponibilità a finanziare il Fresh con un contratto di total return swap».
«Foriera di guai giuridici»
I magistrati sono convinti che sia stata proprio l’operazione con Jp Morgan ad aver causato le maggiori perdite patrimoniali, soprattutto dopo «l’emissione di strumenti finanziari convertibili emessi dalla Bank of New York». Nell’informativa del Valutario viene evidenziato come «Mps ha assunto una posizione di copertura della Bank of New York in occasione dell’assemblea degli obbligazionisti del 10 marzo 2009, nonostante il parere contrario di Rizzi». Il capo del Legale aveva espresso le sue perplessità a Molinari e questi, come dimostra un’altra mail allegata all’informativa, «ammette che l’operazione “è foriera di guai giuridici proprio come accaduto in occasione dell’altro Fresh”», quello del 2003. Una considerazione che però — questa è l’accusa — non li convinse sulla necessità di svelare quanto stava accadendo e correre ai ripari.
Del resto gli atti processuali svelano come sin dall’inizio si fosse deciso di occultare la situazione reale. Nel capo di imputazione notificato a Vigni e Morelli vengono elencati i “falsi” contenuti nella comunicazione trasmessa a Palazzo Koch il 3 ottobre 2008 «in ordine all’assorbimento delle perdite, alla flessibilità dei pagamenti e alla assicurazione che non vi erano altri contratti oltre a quelli già inviati, così nascondendo a Banca d’Italia la sussistenza di una indemnity a firma di Marco Morelli rilasciata il 5 aprile 2008 in favore di Jp Morgan».
Il debito nascosto
Il 16 maggio 2008 Vigni aveva scritto a Bankitalia e assicurato che «Mps fino ad oggi non ha corrisposto alcun interesse a Jp Morgan relativamente al contratto di usufrutto e la prima remunerazione scatterà dal mese di maggio 2009, vale a dire dopo l’approvazione del bilancio 2008». I magistrati sono pronti a sostenere il contrario e lo faranno durante l’interrogatorio previsto per questa mattina, quando gli contesteranno di aver «nascosto a Palazzo Koch che Mps aveva già pagato la prima rata il 16 luglio 2008, la seconda rata il 16 ottobre 2008 e avrebbe pagato nel gennaio e nell’aprile 2009 le altre due rate del canone».
Lo stesso Vigni, con la complicità di Morelli, «è accusato di aver omesso di comunicare a Bankitalia di aver rilasciato una indemnity side letter a Bank of New York in occasione dell’assemblea dei sottoscrittori del Fresh». Esattamente quello che il capo del Legale aveva ritenuto pericoloso. E che, questa è l’accusa, ha esposto ulteriormente l’Istituto di credito senese alimentando quella voragine nei conti che si è cercato in ogni modo di occultare.
L’alterazione del titolo
Mentivano i vertici di Mps, ma nel frattempo guadagnavano. È questa la convinzione dei pubblici ministeri sulla base del quadro fornito dagli investigatori guidati dal generale Giuseppe Bottillo. Per questo Mussari, Vigni e Daniele Pirondini, all’epoca responsabile finanziario della banca, sono accusati «nell’ambito del programma di finanziamento ideato per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per l’acquisizione di Antonveneta, di aver partecipato e contribuito alla predisposizione della complessa operazione finanziaria denominata “Fresh 2008”, diffondendo al mercato notizie false idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell’azione ordinaria Monte dei Paschi».
La contestazione al momento si riferisce al periodo che termina nel marzo 2009, ma nuove verifiche sono già state disposte dai pubblici ministeri che sospettano ulteriori manovre speculative avvenute anche in un lasso di tempo molto più recente. Su questo ha avviato un’istruttoria pure la Consob che però, secondo l’accusa, è già stata ingannata in almeno due occasioni. Esaminando i prospetti approvati il 23 aprile 2008 e il 15 giugno 2011 e «relativi all’offerta in opzione e all’ammissione a quotazione sul Mercato telematico azionario (Mta) di azioni ordinarie Mps» i magistrati hanno infatti scoperto che Mussari e gli altri manager «hanno esposto false informazioni e occultato notizie in modo da ingannare e indurre in errore i destinatari degli stessi prospetti».