Cade così anche l’ultimo paradiso fiscale tra i più amati dagli italiani, insieme alla Svizzera e al Liechtenstein, e da molti scelto come residenza di comodo. Montecarlo è considerato importante dal fisco soprattutto per la rilevanza delle proprietà immobiliari detenute dagli italiani e non dichiarate. Hanno valutazioni che raggiungono, per dare un’idea, anche i 50 mila euro al metro quadro. Con la voluntary disclosure un contribuente-evasore potrà mettere in regola gli immobili e se li ha messi a reddito anche gli affitti evasi. Ovviamente la regolarizzazione si applica alle attività finanziarie non dichiarate sia che derivino dai canoni d’affitto sia da altre fonti. Alla voluntary disclosure potranno ricorrere anche le persone che hanno una residenza nel Principato suscettibile di essere contestata dal fisco: si dovranno dichiarare residenti in Italia e sanare le contestazioni che potrebbero ora essere mosse grazie allo scambio di informazioni.
Se con la Svizzera la firma è avvenuta a Milano e con il Liechtenstein a Roma, stavolta a ospitare l’accordo è stato il Principato, firmatari l’ambasciatore italiano Antonio Morabito e il ministro per gli Affari Esteri e della Cooperazione monegasco Gilles Tonelli. L’intesa è basata sul modello Ocse di Tax Information Exchange Agreement (Tiea) e consente lo scambio di informazioni su richiesta: Montecarlo non potrà più opporre il segreto bancario. Oltre all’accordo, l’intesa prevede un Protocollo che disciplina le «richieste di gruppo». L’Italia potrà presentare richieste in relazione a categorie di comportamenti che fanno presumere l’intenzione dei contribuenti di nascondere al nostro fisco patrimoni e attività detenute irregolarmente a Montecarlo. Invece per lo scambio automatico di informazioni è stata firmata una dichiarazione congiunta di carattere politico con la quale i due Paesi si impegnano ad adottare lo standard globale Ocse, nel rispetto della tempistica concordata a livello internazionale.