11.12.2014

Minimi, corsa per le imposte al 5%

  • Il Sole 24 Ore

A conti fatti sono circa 10 giorni lavorativi. Un conto alla rovescia per strappare condizioni fiscali più vantaggiose. Il dilemma che riguarda molti aspiranti autonomi o piccole imprese in questi ultimi giorni dell’anno è se correre fin da subito ad aprire una partita Iva o meno. La decisione non sarà indolore sulle tasche dei futuri contribuenti. Perché aprire una partita Iva oggi e optare per l’attuale regime dei minimi significa garantirsi poi per altri quattro anni – se dovessero essere mantenute tutte le condizioni – un prelievo fiscale più basso (imposta sostitutiva al 5% invece che al 15%), una soglia di ricavi o compensi a 30mila euro che potrebbe avvantaggiare diverse categorie rispetto al regime agevolato in vigore dal 1° gennaio 2015, un calcolo del reddito che eviterebbe la “tagliola” della forfettizzazione ossia dell’applicazione di una percentuale predeterminata e variabile in base alla categoria di appartenenza.
In pratica, vorrebbe dire sfruttare la ciambella di salvataggio (o se si preferisce un termine più tecnico la clausola di salvaguardia) offerta dal Ddl di Stabilità nella versione entrata in Parlamento per mantenere l’attuale regime dei minimi fino alla naturale scadenza. Che cosa vuol dire? Ipotizziamo un professionista di 30 anni che ha aperto la partita Iva a gennaio, con 10.500 euro di compensi, 2.500 euro di costi e 758 euro di contributi versati. Nel regime attuale con imposta sostitutiva pagherebbe 1.120 euro contributi compresi. Le nuove regole, invece, farebbero salire il conto a 1.460 euro sempre contributi compresi. Il calcolo è il risultato dell’applicazione dell’aliquota al 15% sull’imponibile, l’applicazione del coefficiente di redditività del 78% (con lo sconto di 1/3 previsto per chi avvia una nuova attività). Bisogna ricordare solo che in entrambi i casi nel calcolo vengono comunque decurtati dal reddito lordo.
Naturalmente l’effetto dipende molto anche dai coefficienti di redditività: quello dei professionisti è attualmente al 78% ed è il più alto dietro solo a quello previsto per le costruzioni e le attività immobiliari (86%). E la partita sui requisiti d’accesso al regime forfettizzato è tutt’altro che chiusa. Il passaggio al Senato del Ddl di Stabilità (già approvato in prima lettura dalla Camera) potrebbe, infatti, riservare modifiche per smussare alcune rigidità del nuovo forfettizzato. L’ipotesi su cui si sta ragionando è un innalzamento delle soglie dei ricavi e dei compensi e quella dei professionisti potrebbe salire dai 15mila del testo attuale a 25mila euro (si veda anche quanto anticipato dal Sole 24 Ore di ieri). Il tutto a fronte di una modifica dello “sconto” sui contributi che, però, riguarda solo artigiani e commercianti iscritti alla gestione separata Inps ma non i professionisti iscritti alle casse private.
Tornando, però, alla questione della corsa ad accaparrarsi i benefici dei minimi ora in vigore, bisogna aprire una partita Iva entro il 31 dicembre e indicare nel modello di inizio attività (il modello AA9) da consegnare all’agenzia delle Entrate l’opzione per il regime agevolato (la casella è quella del «Regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità previsto dall’articolo 27, commi 1 e 2, del Dl 6 luglio 2011 n. 98»). «Un’occasione da non perdere» ha spiegato ieri Roberto Orlandi, presidente del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati che ha avviato una campagna informativa nei confronti dei propri iscritti e dei giovani liberi professionisti di tutti gli altri Albi «invitando chi avesse intenzione di avviare nei prossimi mesi l’attività libero-professionale, di anticipare l’avvio, entro il 31 dicembre 2014, per potersi avvalere delle attuali e più favorevoli regole». Mentre sempre ieri sono stati diffusi i dati sulle aperture di partite Iva a ottobre (44.585 con una flessione del 2,1% sullo stesso periodo del 2013) senza, però, un dettaglio su quanti hanno scelto i minimi.