È l’atto finale di una giornata in cui sono emerse unità di analisi e divisioni, anche profonde, sul modo più efficace di reagire. Gli oltre 1.700 voti a favore della mozione presentata dai gruppi di centro e di sinistra dell’Anm (Unità per la costituzione e Area) che guidano l’Associazione rappresentano una maggioranza molto ampia che consente di «assorbire» le spinte a scelte più radicali provenienti dalla destra di Magistratura indipendente (dove però l’area che contesta il leader-sottosegretario Cosimo Ferri ha votato con la maggioranza) e dai cartelli che si definiscono autonomi.
«A quanti sono rivestiti di responsabilità istituzionali», quindi in primo luogo al premier Renzi, i giudici chiedono «lealtà e rispetto verso la giurisdizione e verso la magistratura», insieme a un «incontro urgente con il governo per essere effettivamente ascoltati, presentare le proprie proposte, avere serie e concrete risposte». Tutto ciò nel tentativo di contrastare un dibattito sulla giustizia «superficiale, intriso di propaganda, pregiudizi e luoghi comuni». In linea con quanto annunciato in apertura dal presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli: «Non vogliamo privilegi, bensì strutture adeguate e condizioni di lavoro dignitose, norme chiare, efficaci e funzionali; non per noi ma per coloro ai quali e in nome dei quali rendiamo giustizia».