13.07.2016

Madrid e Lisbona bocciate sui conti

  • Il Sole 24 Ore

Come previsto, i ministri delle Finanze dell’Unione Europea hanno deciso ieri di fare propria la controversa analisi della Commissione europea, confermando che né la Spagna né il Portogallo hanno adottato sufficienti «misure efficaci» per risanare i loro conti pubblici. L’esecutivo comunitario pubblicherà entro 20 giorni una proposta di multa che potrebbe a conti fatti essere solo simbolica. A nessuno, in questo momento, conviene aizzare gli animi.
La decisione dei ministri delle Finanze è giunta dopo che giovedì, dopo molti tira-e-molla, la Commissione europea aveva finalmente annunciato di considerare Madrid e Lisbona in difetto (si veda Il Sole-24 Ore del 7 luglio). La Spagna ha ottenuto nel 2015 un anno in più per ridurre il proprio disavanzo sotto al 3,0% del prodotto interno lordo. I primi dati del 2016 mostrano però chiaramente che il Paese non riuscirà a raggiungere questo obiettivo.
Lisbona, invece, avrebbe dovuto ridurre il disavanzo sotto il 3,0% già l’anno scorso, senza riuscirvi. I due Paesi sono in una situazione politica difficile. In particolare, la Spagna è stata chiamata due volte alle urne in sei mesi. Nel decidere di considerare i due Paesi in difetto, la Commissione europea è chiamata a un esercizio di equilibrismo: rispettare le regole di bilancio, senza per questo gravare sulla crescita economica o provocare tensioni nazionali.
L’esecutivo comunitario ha 20 giorni per proporre una sanzione pecuniaria che può salire fino allo 0,2% del Pil (per la Spagna: circa 2,1 miliardi di euro). Nel corso di questo periodo, i due Paesi hanno la possibilità di presentare una memoria difensiva per sostenere che sono alle prese con «circostanze economiche eccezionali».
L’impressione qui a Bruxelles è che l’esecutivo comunitario vorrà evitare vere e proprie multe, proponendo ammende simboliche, anche uguale a zero.
La Commissione vuole trovare un equilibrio tra il rispetto delle regole e misure troppe controverse in un delicato contesto politico. Secondo una ricerca dell’istituto Ifo di Monaco il parametro del deficit eccessivo, vale a dire superiore al 3,0% del Pil, è stato violato dal 1999 a oggi 165 volte. Solo 51 volte il tetto è stato superato perché il Paese era in recessione. «Il numero di violazioni è incredibile – ha detto in maggio il presidente dell’Ifo, Clement Fuest -. In nessuno di questi casi sono state adottate sanzioni».
Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha fatto notare ieri che alcuni Paesi hanno tentato di evitare la sanzione alla Spagna e al Portogallo, citando i rischi economici provocati dal voto inglese con il quale il Regno Unito ha annunciato di lasciare l’Unione. Senza successo: con i casi spagnolo e portoghese, le regole saranno finalmente applicate, a meno di sorprese, vale a dire di scelte di politica economica da parte di Madrid e Lisbona che possano convincere Bruxelles e i partner a rivedere il tutto.
Una volta presentata l’ipotesi di sanzione, i governi nazionali avranno dieci giorni per respingere la proposta a maggioranza qualificata. Oltre alla multa, è previsto anche il congelamento dei fondi strutturali. I due governi ieri si sono detti fiduciosi che nei fatti la Commissione e il Consiglio non imporranno multe ai due Paesi.
«Sono sicuro – ha commentato dal canto suo il ministro delle Finanze slovacco Peter Kazimir, nuovo presidente di turno dell’Ecofin – che alla fine troveremo una soluzione abile e intelligente».

Beda Romano