12.02.2013

Lo spread torna sopra quota 300

  • Il Sole 24 Ore

È di nuovo di 300 punti base il divario fra i titoli di Stato a 10 anni di Italia a Germania: non accadeva al termine di una seduta dalla fine dello scorso anno. Rispetto ad allora, però, i tassi del BTp sono più elevati (4,61% ieri, massimi da due mesi) perché nel frattempo sono cresciuti pure i rendimenti del Bund tedesco (1,61% ieri), che anzi ha sperimentato in termini di prezzi il peggior mese di gennaio addirittura dal 1986. Peggiore è quindi, almeno in prospettiva, l’impatto sui conti pubblici del Tesoro che oggi e domani dovrà affrontare una due giorni intensa sul fronte dei collocamenti: prima 8,5 miliardi di euro di BoT a 12 mesi (il cui tasso è destinato a tornare sopra l’1% dopo la pausa del mese scorso) e poi un controvalore compreso fra a 4,5 e 6,75 miliardi fra CcTeu, BTp a 3 e 30 anni in corso di emissione, oltre a un BTp a 15 anni «off-the-run».
Il dato non è certo allarmante, ma evidenzia una tendenza ormai in atto da almeno 20 giorni: i rendimenti tedeschi crescono (o quantomeno tendono a non diminuire, come ieri), quelli italiani e quelli spagnoli (ieri il decennale iberico è arrivato al 5,42%, spread a quota 380) salgono ancora di più, senza sbalzi clamorosi ma in modo pressoché continuo. È l’effetto combinato delle tensioni politiche (elezioni a casa nostra, scandali che potrebbero minare il futuro del Governo in terra spagnola) che penalizzano i Paesi più vulnerabili dell’Eurozona, di un generale movimento al rialzo dei tassi europei (Jp Morgan prevede un «aggancio» del tasso del Bund decennale tedesco a quello del Treasury Usa entro il terzo trimestre dell’anno) e di un atteggiamento sostanzialmente più prudente sui mercati finanziari di quanto non si sia visto a inizio anno.
Anche ieri in una giornata povera di spunti, vissuta quasi esclusivamente in attesa dell’esito dell’Eurogruppo (possibili novità sulla questione Cipro e sul «super euro») e delle aste di oggi, si sono viste in Borsa maggiori tensioni a Madrid (-1,18%) e Milano (-0,61%) in un contesto di generale cautela sia per il resto d’Europa (Francoforte ha ceduto lo 0,24%, Parigi è rimasta sostanzialmente invariata e Londra ha chiuso a +0,21%), sia per New York.
Che la prudenza stia crescendo lo si capisce anche dall’atteggiamento delle banche d’affari: emblematica, sotto questo aspetto, l’indicazione più recente fornita da Goldman Sachs, che resta favorevole a un investimento azionario nel medio termine ma che al tempo stesso ha ridotto a «neutrale» da «sovrappeso» l’esposizione per i prossimi 3 mesi. Le Borse – è questo in sostanza il ragionamento della banca Usa – continuano a offrire opportunità migliori in termini di rendimento e rischio nei confronti dei bond, ma hanno anche bisogno di «metabolizzare» i rialzi messi a segno da inizio anno che hanno in gran parte superato le attese più rosee: Wall Street è dopotutto a un passo dai massimi storici e l’Europa, Milano e Madrid a parte, viaggia non lontano dai livelli del crack-Lehman.
Se a questo si aggiunge, come rileva Goldman Sachs, che i due principali elementi di incertezza a livello mondiale – il dibattito sul debito Usa e le sue ricadute sulla crescita da una parte, la questione europea dall’altra – restano lontani da una risoluzione definitiva, si comprende come l’avversione al rischio possa frenare l’avanzata dei listini più «solidi» ed esercitare una pressione ancora maggiore su chi in questo momento è più vulnerabile come Italia e Spagna.
Una nota la merita infine l’andamento nervoso dell’euro, che ieri pomeriggio si è riportato sopra quota 1,34 dollari dopo che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha affermato di non considerare il livello dalla divisa comune come sopravvalutato e ha messo in guardia sulle possibili controindicazioni di una sua eventuale svalutazione: parole che in teoria allontanano un intervento europeo per contrastare gli effetti nefasti della «guerra delle valute». Un tema che, come ha ricordato il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, sarà al centro del G20 di fine settimana.