18.09.2012

L’Italia zavorra l’auto europea

  • Il Sole 24 Ore

L’Europa del Sud e l’Italia in particolare sono la zavorra del mercato dell’auto europeo che l’anno prossimo vedrà la domanda ridursi del 3% contro una previsione che a gennaio scorso era esattamente opposta: in crescita, cioè, del 3 per cento. Il verdetto è di Moody’s che – nel giorno in cui viene formalizzata davanti al Wto la “guerra dell’auto” tra Stati Uniti e Cina – mantiene stabile l’outlook sul settore automobilistico mondiale, ma addossa alla «pigrizia» della domanda di auto in Europa la responsabilità del rallentamento delle vendite nel mercato globale.
La caduta prevista per il 2013 andrà ad aggiungersi al più pesante -8% previsto da Moody’s per l’anno in corso «a causa della debolezza dei mercati nel Sud Europa e in Italia in particolare». Quest’ultima, infatti, registrerà a fine anno un pesante -19,9%, ben peggiore del -7% previsto a gennaio dalla stessa Moody’s e del -11% della Spagna. Sono rimaste invariate le previsioni 2012 per Francia (-9,9%) e Germania, mentre chiuderà inaspettatamente in crescita il Regno Unito (+3% contro il -7 previsto dall’agenzia nelle stime di gennaio). Nel 2013 previsto un piccolo rimbalzo (+1,4%) solo in Italia e Spagna.
L’allontanarsi della soluzione alla crisi del debito sovrano nell’eurozona – e quindi della ripresa economica nel Vecchio continente – ha convinto gli analisti dell’agenzia di rating a correggere al ribasso (al 2,9% dal 4,5% previsto a gennaio) anche le stime di crescita della domanda mondiale di veicoli leggeri per l’anno prossimo. Sarebbe il sesto anno consecutivo. Peugeot, Fiat e Renault sono i costruttori più colpiti perché i più esposti sui mercati deboli.
L’agenzia ha lasciato invariate le stime di crescita per gli Stati Uniti, definite «robuste»: +10% quest’anno e +4% il prossimo. Leggera revisione al ribasso, invece, per il mercato «chiave», quello cinese, che in linea con il previsto rallentamento del Pil, nel 2013 dovrebbe registrare vendite di auto in crescita “solo” dell’8,5% anziché del 10. Superiori, comunque, al +7% del 2012.
E di ieri è anche il ricorso degli Stati Uniti all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che accusa la Cina di aver concesso 1 miliardo di dollari di sussidi alle esportazioni di auto e di componenti tra il 2009 e il 2001. Secondo l’amministrazione americana, questi aiuti violano le regole della Wto sottoscritte anche da Pechino.
Il ricorso «era in discussione da mesi», ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest che accompagna il presidente Barak Obama nel tour elettorale per le presidenziali. E non è un caso che l’annuncio sia giunto proprio ieri, a Cincinnati in Ohio, nel Midwest manifatturiero dove gli addetti all’industria dell’auto sono più di 50mila. «Fermeremo gli aiuti illegali» che la Cina concede all’export di auto e componenti, ha assicurato il presidente. «Sono un danno diretto per chi lavora negli Stati Uniti, è contro le regole e non lasceremo che succeda. Quando si gioca lealmente l’America vince sempre».
L’intento di Obama di usare lo scontro con Pechino per attaccare il suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney è esplicito. Romney lo ha accusato di non fare abbastanza per il commercio americano. «Ha detto che si tirerà su le maniche» per contrastare Pechino, «ma è stato proprietario di aziende pioniere nell’outsourcing, nel trasferire posti di lavoro in Paesi come la Cina», ha incalzato Obama riferendosi al candidato repubblicano.
La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Prima ancora che il ricorso di Washington diventasse ufficiale, la Cina ha notificato alla stessa Wto una richiesta di consultazioni con gli Usa sulle misure compensative e antidumping per una vasta gamma di prodotti esportati dalla Cina verso gli Usa, tra cui carta, acciaio, pneumatici, magneti, chimici e torri eoliche.