Dalla scelta di Verona discendono gli incastri sui 3-4 amministratori non ancora individuati della lista di 17 consiglieri del nuovo board, ridotto di 2 posti rispetto all’attuale e con una presenza femminile che passerà da 4 a 6. E da Verona dipende anche il numero dei vicepresidenti, oggi 4. Dovrebbero ridursi a 2, ma anche in base alla figura espressa da Verona non è detto che le poltrone non possano diventare 3, una in più accanto a quelle quasi sicuramente riconfermate di Luca Cordero di Montezemolo (Aabar) e di Fabrizio Palenzona (fondazione Crt).
Nel complesso le novità dovrebbero essere poche: scontati il presidente Giuseppe Vita, i due vice e il ceo Federico Ghizzoni (grazie anche ai 2 miliardi di utili del 2014), dovrebbero essere riconfermati Mohamed Ali al Fahim (Aabar), Vincenzo Calandra Buonaura (Carimonte), Helga Jung (Allianz), Alessandro Caltagirone e Luigi Maramotti (soci privati), Lucrezia Reichlin (minoranze). Nonostante il suo 3% Leonardo Del Vecchio sembra non voglia rappresentanza diretta, lasciando dunque disponibile un posto. Le fondazioni minori (Sicilia, Manodori, Trieste, Cassamarca) dovrebbero indicare Paola Vezzani al posto di Marianna Li Calzi. Concludono la compagine i rappresentanti dei territori dove Unicredit opera (Germania, Austria, Polonia) e quello dell’inglese Anthony Wyand.