Un pool di quattro fondi americani ha manifestato l’interesse ad acquistare in blocco, dal fondo Atlante, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca per poi fonderle. Si tratta dei fondi di private equity Atlas Merchant Capital, Warburg Pincus e Centerbridge e dell’hedge fund Baupost.
Già a maggio, secondo le indiscrezioni di stampa di allora, avevano bussato alla porte di Quaestio, la sgr che gestisce il fondo salva-banche, per trattare l’ingresso nel capitale della Banca Popolare di Vicenza. Ora tornano alla carica mentre Atlante dopo la Vicenza (1,5 miliardi) ha salvato anche Veneto Banca (1 miliardo), in entrambi i casi arrivando quasi al 100% del capitale.
Poco conosciuti in Italia, i quattro sono investitori internazionali molto rilevanti (Baupost con filosofia speculativa). Due di loro hanno ex segretari al Tesoro degli Stati Uniti nello staff di vertice: Timothy F. Geithner (2009-2013 con Barack Obama) in Warburg e Larry Summers (1999-2001 con Bill Clinton) in Atlas. Bob Diamond, fondatore di Atlas ed ex top manager della banca Barclays, è l’uomo che sta seguendo la «pratica veneta» per conto dei quattro fondi. Il progetto sarebbe già stato al centro di ripetuti contatti e colloqui con il numero uno di Quaestio sgr, Alessandro Penati, e con il manager-gestore Alessandro Potestà.
Alla base c’è un corposo documento con il logo dei quattro fondi in copertina e un’analisi dettagliata degli effetti di una fusione: vantaggi, procedure, sovrapposizioni territoriali, esuberi ecc. Il dossier non accompagna un’offerta formale. Per ora, da quel che si apprende, è una manifestazione di interesse, pronta a trasformarsi in offerta formale. Nessun commento dalle fonti ufficiali interpellate. Non è chiaro se nel perimetro siano comprese anche le sofferenze in carico alle banche. Possibile che questo rientri in un negoziato, anzi che ne sia parte essenziale e che finisca sulla bilancia insieme al prezzo delle azioni.
Ma occorre ricordare che solo da pochi giorni Veneto Banca è entrata nel portafoglio di Atlante. E solo oggi a Vicenza si tirerà una riga sopra la vecchia gestione con l’assemblea che nomina il nuovo consiglio di amministrazione: presidente Gianni Mion, vice Salvatore Bragantini, amministratore delegato (confermato) Francesco Iorio.
Dunque in entrambi gli istituti l’assestamento richiede tempo, il nuovo board dovrà rimettere in carreggiata macchine complesse e valorizzarle. È l’obiettivo primario. Ed è il motivo per cui difficilmente qualsiasi trattativa, formale o informale, potrà chiudersi in tempi brevi. Diceva all’inizio di giugno Penati a proposito della Popolare Vicenza: «Non siamo lì per gestire la banca ma per nominare un cda, indipendente al 100%, e appoggiarlo dall’esterno per fare la ristrutturazione prima possibile, trovare un partner e uscire nel giro di 18-24 mesi ma non è detto che ci possano essere delle sorprese, anche prima della fine dell’anno».
Il messaggio dei quattro fondi americani, al di là dei numeri, è comunque quello di chi ha fiducia nel rilancio delle banche venete, accorpate, ed è pronto a gestirle. E non è escluso che all’origine dell’«appetito» ci sia anche Arca sgr, posseduta da 12 banche Popolari con 28 miliardi di risparmio in gestione e una quota di mercato del 4%. Nello scorso autunno Atlas per acquisirla mise sul piatto un miliardo di euro. Poi l’operazione non si fece ma forse l’appetito è rimasto. E guarda caso i due principali soci di Arca sgr sono proprio Popolare Vicenza e Veneto Banca che insieme hanno il 40%.
Centerbridge invece ha rilevato l’anno scorso Banca Farmafactoring che in tre Paesi, Italia, Spagna e Portogallo, è leader nello smobilizzo pro-soluto dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione. Si vedrà se i quattro fondi andranno avanti. Oggi intanto a Vicenza le redini passano ad Atlante.
Mario Gerevini