L’Europarlamento ha approvato la nuova direttiva Ue per il diritto d’autore in rete con 348 «sì», 274 «no» e 36 astenuti, nonostante il massiccio lobbying contrario delle multinazionali Usa del digitale e le critiche dei sostenitori della «libertà della rete». Si va così verso una maggiore protezione del copyright in un settore industriale il cui valore stimato in Europa supera i 900 miliardi di fatturato annuo e impiega oltre 11,6 milioni di addetti. Ora manca solo l’approvazione finale dei 28 governi.
Il dubbio principale riguarda la posizione della Germania perché gli eurodeputati tedeschi del partito socialdemocratico, che a Berlino fa parte della maggioranza, hanno votato contro a Strasburgo: a partire da Udo Bullmann, capogruppo degli eurosocialisti che hanno preferito il «sì» per circa due terzi. Ma divisioni sono emerse in tutti i gruppi politici, dai popolari fino ai sovranisti. M5S e Lega hanno votato «no». Il grosso del Pd e Forza Italia hanno scelto il «sì».
Dopo tre anni di procedura contrastata e ad alta tensione, hanno vinto le associazioni di grandi editori, case cinematografiche e musicali, artisti, attori, giornalisti, sceneggiatori e creativi in genere, che da questa legge Ue si aspettano di poter richiedere un equo compenso per l’utilizzo sul web delle loro produzioni da parte dei colossi Usa come Google e Facebook. Le mega-piattaforme informatiche puntavano, invece, a continuare a pagare poco o nulla quanto è protetto dal copyright. Hanno però convinto molti eurodeputati e associazioni di consumatori sui rischi per la libertà della rete e per le piccole imprese, che spunterebbero dietro alcune ambiguità del testo approvato. Per Google la direttiva «farà male all’economia digitale e creativa». Il «popolo del web libero» ha sostenuto il «no» per eliminare due articoli controversi, che nasconderebbero l’introduzione di una «link tax» e di filtri sulle piattaforme in grado di censurare contenuti e impedire condivisioni. La maggioranza vincente ha smentito questi dubbi. Entità senza fine di lucro, come l’enciclopedia Wikipedia, e le piccole imprese sarebbero tutelate. L’esecutivo M5S-Lega si era espresso contro la normativa sul copyright in rete già nel Consiglio dei governi, finendo in minoranza all’approvazione preliminare di un compromesso franco-tedesco (ora passato anche a Strasburgo). E potrà favorire più chiarezza sui punti controversi nel trasferimento nella legislazione italiana. Google si è detta pronta a lavorare con «legislatori, editori, creativi e proprietari del copyright, quando gli Stati membri dovranno introdurre le nuove regole».
Ivo Caizzi