La dinamica dei prezzi a gennaio, l’andamento dell’inflazione negli ultimi dodici mesi e le dinamiche dei settori di spesa
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, sottolinea l’Istat l’inflazione di fondo resta positiva, anche se in ulteriore rallentamento: i prezzi sono aumentati dello 0,3 per cento contro il +0,6% di dicembre. Dunque non si può ancora parlare di deflazione in senso proprio, anche se l’inflazione acquisita per l’anno in corso (ovvero quel che si avrebbe se per tutto il resto dell’anno la variazione fosse nulla) è pari a un meno 0,6 per cento. Va aggiunto, inoltre, che se si considerano tutti i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto , sempre per effetto dei carburanti essi sono diminuiti dello 0,5% su base mensile e dell’1,4% su base annua. «Si tratta di un dato che può avere ripercussioni importanti sull’inflazione percepita dai consumatori» osserva Paolo Mameli, senior economist del servizio studi di Intesa Sanpaolo. «La speranza è che, rendendo evidenti i i risparmi di spesa, il calo di questo indicatore possa indurre le famiglie a utilizzare parte del maggiore reddito disponibile per una maggiore propensione agli acquisti».
Del resto è un po’ quello che si è visto con i saldi, che quest’anno hanno “sedotto” molti consumatori e in effetti, l’indicatore dei prezzi che tiene conto anche dei saldi, ovvero l’indice armonizzato Ipca in gennaio ha registrato una flessione del 2,4%. C’è tuttavia chi è meno ottimista: «La spinta alla deflazione è un rischio per la ripresa» sottolinea Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma: «Se queste dinamiche si traducono in un deterioramento delle aspettative future, i consumi vengono rinviati e gli investimenti ostacolati. Per questo – conclude, è essenziale che il Qe abbia successo nel bloccare il peggioramento delle aspettative». Su questa stessa linea, l’ufficio studi di Confcommercio rimarca: «Al di là del calo degli energetici e dei trasporti, è la tendenza alla deflazione della componente di fondo dei prezzi a destare le maggiori preoccupazioni. L’assenza di segnali concreti di ripresa dei consumi continua, infatti, a determinare una tendenza alla riduzione per molti beni e servizi».
Secondo Federdistribuzione, invece «questa riduzione dei prezzi aiuta le famiglie italiane, contribuendo a ridare potere d’acquisto. È un’opportunità che va sfruttata per rimettere in moto la macchina dei consumi».
Dei comportamenti dei consumatori si occupa attivamente l’Istat che, anche quest’anno, ha adattato il “paniere”ovvero l’elenco dei prodotti assunti a riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo , in modo da tener conto dei cambiamenti nei costumi e negli stili. Così se nel 1956 entrava a far parte del paniere la “brillantina”per i capelli, nel 2015 in Italia sembra prevalere l’attenzione alla salute. E visto che fasce sempre più ampie di popolazione hanno problemi con celiachia e allergie, entrano nel paniere biscotti e pasta senza glutine, insieme alla birra analcolica; ma ci sono anche il car sharing e il bike sharing, simboli dell’urban style, mentre tramontano, con l’uscita dal paniere Istat, l’impianto hi-fi, il registratore dvd e il navigatore satellitare.