23.10.2013

Legge di stabilità, il governo apre

  • Il Sole 24 Ore

La partita sulla legge di stabilità è già cominciata. Anche se a Palazzo Madama, dove ieri doveva formalmente cominciare il cammino parlamentare del provvedimento, si registra già il primo slittamento: l’avvio della sessione di bilancio è stata posticipata a oggi insieme alle comunicazioni del presidente del Senato. Intanto i partiti intensificano il pressing per strappare modifiche. Con il Pdl all’attacco sia con i lealisti sia con i cosiddetti governativi soprattutto sulla nuova tassazione sulla casa per evitare il rischio di un’Imu mascherata. Palazzo Chigi da parte sua, dopo aver detto fin dal momento del varo della ex Finanziaria che il testo non è affatto blindato, apre ancora più nettamente a correttivi. «È vero che ci sono molti miglioramenti da mettere in campo», dice il premier nel corso della sua replica al Senato dopo il suo intervento sul vertice Ue dove rivendica di «aver fatto i compiti a casa» richiesti dai partner europei.
Ma per il governo rimane un paletto invalicabile: le modifiche non potranno intaccare i saldi, «che devono rimanere invariati», ribadisce il ministro Dario Franceschini rispondendo di fatto a distanza alla richiesta di ritocchi arrivata in mattinata dal vicepremier e segretario del Pdl, Angelino Alfano.
«La legge di stabilità non è il quinto vangelo e ci sono grandi margini in Parlamento per intervenire», ha affermato al microfono di Radio Anch’io su Radiouno Alfano. Che, mandando di fatto anche un messaggio a tutto il suo partito, ha aggiunto: «Il Pdl ha tre obiettivi nella manovra di finanza pubblica: meno tasse per imprese e famiglie, meno spesa pubblica e meno debito pubblico. Lavoreremo per rafforzare questi tre pilastri della nostra ricetta economica».
A pressare sono soprattutto i lealisti del Pdl. Per il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, quella varata è una «manovra tassa e spendi tutta da correggere» a cominciare dal capitolo Tasi che «sostituisce in tutto e per tutto l’Imu». Un concetto condiviso dal vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. Dura anche l’ex ministro, Daniela Prestigiacomo: «Se l’Imu è stata riproposta con un nuovo nome, il Pdl dirà no con determinazione», dice avvertendo che in caso di mancata correzione di rotta il suo partito potrebbe togliere il sostegno all’esecutivo. Ma dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd) arriva un chiaro avvertimento: «Migliorare si può. Chi vuole modifiche deve però aiutarci e indicare anche le risorse. Altrimenti si può modificare a saldi invariati e allora si possono fare delle redistribuzioni».
Anche i presidenti di Camera e Senato intervengono sulla questione modifiche. «Mi auguro che il Parlamento possa trovare risposte efficaci per affrontare la difficile situazione del Paese e rendere più competitive le nostre imprese», dice Laura Boldrini. E da New York Pietro Grasso afferma che «oggi bisogna fare delle scelte, scegliere delle priorità, perché le risorse sono quello che sono, non possono uscire più conigli da un cilindro».
Intanto al Senato i gruppi parlamentari stanno cominciando ad affinare le proposte di modifica. Dal Pdl arriveranno emendamenti per rimodellare la service tax in formato Trise, con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale su proprietari di immobili e inquilini, e rivisitare il taglio al cuneo fiscale premiando maggiormente imprese e salari di produttività. Sempre dal Pdl in arrivo correttivi per rafforzare il piano di tagli con costi standard nella sanità, tagli alle Province e a strutture pubbliche minori. Dal Pd arriveranno ritocchi per concentrare la detassazione sul lavoro sulle famiglie più a basso reddito e con più figli e per alleggerire la stretta sui dipendenti pubblici. I democratici sono pronti anche ripresentare l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22% e a proporre correttivi su indicizzazione delle pensioni e su esodati nonché sulla difesa del suolo.