28.02.2013

Le mosse sul risparmio con il BTp al 5%

  • Il Sole 24 Ore

Una cattiva notizia per il Tesoro italiano può trasformarsi in una buona occasione per il risparmiatore italiano? Questa è la domanda che sorge di fronte al riaccendersi delle tensioni sullo scenario politico nazionale. Perché è vero che ieri il Tesoro ieri ha superato il test dei mercati – collocando 6,5 miliardi di euro di BTp a 5 e 10 anni riscontrando una buona domanda dagli investitori istituzionali – ma è anche vero che i rendimenti sono cresciuti rispettivamente al 3,59% e al 4,83 per cento.
Un movimento al rialzo che non ha stupito più di tanto, visto l’esito della consultazione elettorale e i timori improvvisamente riaccesi sull’Italia e sull’euro. La reazione può anche apparire eccessiva, come suggerisce il recupero di ieri, ma di sicuro disorienta il risparmiatore e può spingerlo anche a mosse avventate. Per questo è opportuno passare al vaglio i possibili scenari futuri e le opportunità sul mercato con un rendimento vicino al 5 per cento.
Il duello sulle scadenze
L’analisi non può che partire dallo stesso BTp a 10 anni emesso ieri: gli investitori istituzionali l’hanno comprato, e forse anche qualche risparmiatore, giudicando il rendimento di sicuro interesse. I cassettisti devono chiedersi se l’Italia sia più o meno solida in un’ottica di un decennio dopo gli eventi degli ultimi giorni. È ovvio che in questo caso poco cambia, perché i fondamentali del Paese (come debito e crescita) sono rimasti invariati. L’incertezza politica riguarda semmai il breve termine e può provocare volatilità indigesta a chi ha in mente di comprare e rivendere titoli.
Questi ultimi devono quindi chiedersi quante «cattive notizie» sul versante politico il mercato abbia in questi giorni già scontato: se i prezzi attuali inglobino cioè anche l’ipotesi più nefasta di un rapido ritorno alle urne. Difficile sbilanciarsi su un tema simile, «di certo – rileva però Guido Casella, gestore obbligazionario di Azimut – lunedì scorso per qualche minuto dopo gli instant-poll abbiamo visto che per il mercato il rendimento equo del BTp a 10 anni in caso di coalizione stabile era del 4,10% e questo rende interessante l’acquisto del titolo alle quotazioni viste ieri in asta».
La convenienza relativa del BTp a 10 anni si estende anche nei confronti dei titoli di Stato italiani a più breve scadenza. «Negli ultimi giorni – aggiunge Casella – abbiamo assistito a un generale innalzamento della curva dei tassi italiana, che però ha mantenuto la sua ripidità a differenza di quanto accaduto nel novembre 2011. Per questo credo sia da preferire un decennale che, anche tenendo presente il maggior rischio, continua a offrire un rendimento più o meno doppio rispetto a BTp a 2-3 anni. Anche perché questi ultimi potrebbero soffrire una volatilità maggiore in caso di forti tensioni come dimostra ciò che è successo in passato».
Oltre i titoli del Tesoro
Al di là dei BTp, il mercato del reddito fisso, per il momento, non appare dei più brillanti. «I tassi swap di riferimento sono in leggera salita, perché il mercato sconta un aumento nel medio periodo – spiega Valentina Vicinanza, gestore obbligazionario di Banca Akros gestioni patrimoniali – mentre gli spread sono in allargamento soprattutto in periferia. Questo mix ha portato sì a una correzione dei prezzi delle obbligazioni ma non così tanto quanto ci si aspetterebbe».
Basta un confronto. Sull’orizzonte medio (attorno ai 5 anni) il BTp scadenza febbraio 2018% rende circa il 3,58%, con un prezzo che ieri era a 104,25. Un corporate bond italiano come quello targato Enel – che detiene un rating analogo a quello sovrano – offre praticamente lo stesso rendimento, pari al 3,7% con un prezzo a 105. Qualcosa di più (4,07%) garantisce un bond bancario come quello di UniCredit (maggio 2018, cedola 5%) che ieri prezzava 104. Valori che, a fronte del rischio percepito, potrebbero anche non far venire l’acquolina in bocca all’investitore.
«Piuttosto – segnala Vicinanza – in questo momento riteniamo più interessanti i titoli a cedola variabile: i titoli che sono indicizzati ai tassi euribor hanno spesso prezzi sotto la pari con cedole basse». Se però si considera che «i tassi euribor oggi sono molto compressi e che, se le cose in Europa tendessero a normalizzarsi, potrebbero aumentare, in prospettiva questi strumenti potrebbero dare frutti interessanti agli investitori».