29.05.2017

Le «correzioni» al modello di Berlino

  • Il Corriere della Sera

L’espressione può trarre in inganno: collegi uninominali sa tanto di 1993 e della stagione del maggioritario, almeno agli occhi dell’elettore italiano. Ma i collegi non fanno del sistema tedesco — che ha sempre più probabilità di diventare il modello della legge elettorale con cui voteremo alle Politiche — un sistema misto, con una quota maggioritaria, come era il Mattarellum. Al contrario, quello che regola l’elezione del Bundestag è un modello proporzionale. Metà degli eletti sono scelti in collegi, ma i seggi nel complesso sono distribuiti in base ai voti ottenuti dalle liste nella quota proporzionale. C’è una correzione: la soglia di sbarramento. Che nega l’accesso in Parlamento alle liste che hanno raccolto meno del 5% dei voti. Può andare a vantaggio dei partiti più grandi, che si spartiscono i seggi degli esclusi. Nelle elezioni tedesche del 2013, le formazioni rimaste fuori, tra cui i liberali, valevano insieme il 15,7%; e la Cdu/Csu di Angela Merkel col 41% dei voti si è trovata con il 49% dei seggi.

Le soglieSullo sbarramento danno battaglia le formazioni più piccole. Stando ai sondaggi, sono a rischio (a meno di possibili alleanze) i centristi, Sinistra italiana e Articolo 1-Mdp, così come, per poco, Fratelli d’Italia (insieme valgono circa il 13%). Non è questo l’unico punto che potrebbe cambiare nella traduzione dal tedesco all’italiano di questo sistema, altro potrebbe essere riscritto in modo non fedele.

Seggi variabiliC’è una differenza sostanziale. In Germania il numero dei seggi del Bundestag è variabile: se una lista ottiene più seggi nei collegi di quanti gliene spetterebbero in base alla quota proporzionale, è previsto che il Parlamento cresca; in Italia no. E la traduzione ne dovrà tenere conto: essere primi in un collegio potrebbe non garantire il posto in Aula.

Altre differenze potrebbero emergere. Il voto disgiunto è permesso in Germania, non è scontato che lo sia da noi. I candidati della quota proporzionale lì sono scelti con liste bloccate, una per ciascun Land, da noi è da definire la dimensione per le liste del proporzionale. Su ogni dettaglio ci sarà da discutere. «Alcuni punti sono decisivi», spiega Dario Parrini, tra i principali esperti del Pd, in prima fila nei lavori parlamentari: «Lo sbarramento deve restare al 5%; e le liste della quota proporzionale devono essere corte, con i nomi dei candidati sulla scheda. L’elettore deve essere in grado di riconoscere e giudicare chi elegge».

In Germania, poi, c’è la sfiducia costruttiva, ed è uno dei pilastri a garanzia di maggiore stabilità: il Parlamento non può negare la fiducia a un esecutivo se, nello stesso momento, non la concede a un nuovo governo. La nostra Carta non lo prevede (cosa sarebbe successo, ad esempio, quando l’Aula tolse l’appoggio a Prodi?). In Germania alle ultime elezioni è stato necessario il ricorso alla grossa coalizione. Forse questo, al di là delle differenze, potrebbe essere un punto di somiglianza con il nostro Paese.

Renato Benedetto