Una reazione emotiva, legata anche all’incertezza e all’escalation delle notizie che si rincorrevano sul pesante bilancio degli attacchi terroristici, e niente più. Chiusi nel loro cinismo, o forse semplicemente legati alla praticità, i mercati sostanzialmente ignorano gli eventi di Bruxelles, così come in fondo avevano reagito con un’alzata di spalle agli attacchi di Parigi 4 mesi fa. Con un aggravante: se a novembre si era avuto modo di metabolizzare le esplosioni e le vittime durante il finesettimana che aveva preceduto la riapertura dei mercati, ieri la tensione (e il suo allentamento) è stata vissuta in diretta.
Il risultato però è stato lo stesso, tranne una sbandata iniziale che ha provocato vendite sulle azioni (soprattutto quelle legate ai settori più colpiti in modo diretto, come le linee aeree e i viaggi) e conseguenti acquisti sui beni rifugio più classici quali oro, bund, dollaro e yen, tutto si è poi risolto in un nulla di fatto: Piazza Affari ha recuperato il -2% della mattinata terminando a +0,01% e altrettanto hanno fatto gli altri listini del Vecchio Continente (la piazza di Bruxelles ha guadagnato lo 0,17%): l’euro è risalito sopra quota 1,12 dollari; lo spread fra BTp e Bund si è riportato a 104 punti base, con il decennale italiano all’1,25 per cento.
Certo, qualche buona notizia dal panorama macroeconomico, come il recupero oltre alle attese dell’indice Ifo tedesco (106,7 punti a marzo) o le contestuali indicazioni di sostanziale tenuta del settore manifatturiero rilevati dall’indice dei direttori d’acquisto Pmi, hanno contribuito a non far perdere la bussola agli investitori nel momento più delicato della giornata. Resta tuttavia evidente che eventi pur tragici come quelli di Bruxelles o Parigi non hanno l’impatto immediato sui listini che si poteva pensare o registrare qualche tempo fa. Non che siano neutrali agli occhi degli investitori: «Eventi come quelli di ieri – spiegava Andrew Balls, responsabile della gestione dei portafogli di Pimco per l’Europa e l’Asia, ieri a Milano – aumentano i rischi politici, rafforzando l’ipotesi di una Brexit o le problematiche legate alla crisi dei rifugiati in Europa, ma in generale resta molto difficile costruire una vera e propria strategia di investimento sui rischi geopolitici».
Qualche vittima, intesa in senso finanziario naturalmente, sul terreno è comunque rimasta: la sterlina, che ha perso circa l’1% su euro e dollaro proprio per i possibili riflessi degli attacchi terroristici sul referendum che potrebbe decretare l’uscita dall’Unione europea della Gran Bretagna.
Male anche il settore che più direttamente subisce l’impatto della notizia: quello dei viaggi. Dopo gli attentati terroristici nell’aeroporto e nella metropolitana Bruxelles ha sospeso temporaneamente tutti i collegamenti aerei e ferroviari con la città che è sede degli uffici dell’Unione europea e della Nato. Le compagnie aeree sono state costrette a dirottare su altri aeroporti i voli con scalo nell’hub belga e si teme che l’allerta terrorismo, già alta dopo gli attentati di Parigi dello scorso novembre, possa spingere i cittadini europei a viaggiare di meno. Al termine degli scambi l’indice settoriale Stoxx 600 Travel&Leisure registra un calo dell’1,76% con la peggiore performance tra i panieri settoriali. Male in particolare il titolo Air-France (-3,96%), il tour operator tedesco Tui (-2,79%) e la low cost Ryanair (-2,19%). Lufthansa, che controlla l’ex monopolista belga Brussels Airlines, perde invece l’1,33 per cento.
Maximilian Cellino e Andrea Franceschi