12.07.2012

L’aumento dell’Iva frena il gettito

  • Italia Oggi

Il calo del gettito Iva nei primi cinque mesi del 2012 è maggiore di quanto appaia a prima vista e segue l’andamento negativo già osservabile dalla seconda metà del 2011. Per cogliere la tendenza in atto si deve ragionare in maniera eterodossa concentrandosi sulla sola Iva interna e tenendo separate alcune sue componenti. È quanto viene fatto nella tabella allegata nella quale si definisce il settore interno di riferimento (Sir) dopo aver sottratto all’Iva interna netta il gettito derivante dai tabacchi e dal settore «energia». Questi ultimi, in mancanza dei dati dei versamenti che non sono pubblici, sono approssimati utilizzando il gettito delle accise e dell’imposta di consumo sui tabacchi sui quali si applica l’Iva.

È bene chiarire subito che la recessione non è la causa principale del calo del gettito Iva dal momento che l’Iva si applica al valore monetario di merci e servizi e non già alle quantità vendute. Nel 2011, ad esempio, i consumi finali della famiglie sono cresciuti di 30 miliardi di euro rispetto al 2010 e l’Iva netta Sir è diminuita di 2,4 miliardi nonostante l’aumento dell’aliquota normale a partire dal 17 settembre. Nel primo trimestre 2012 i consumi delle famiglie sono cresciuti di un miliardo di euro rispetto al 2011 e l’Iva netta Sir è contestualmente calata di 789 milioni.

L’aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 21% si è pertanto rivelato una misura inefficace e controproducente. Anziché assicurare l’incremento di gettito ha fatto crescere l’evasione fiscale rendendola più remunerativa.

Il rinvio al 2013 del nuovo aumento delle aliquote dovrebbe essere utilizzato per riflettere sulle anomalie dell’Iva italiana che andrebbero rimosse se si vuole sul serio migliorare l’adempimento spontaneo.

La tabella illustra bene come cambi la situazione se si tiene conto delle diverse componenti: compensazioni, formazione dei rimborsi (qui si è ipotizzato che la recessione in atto faccia diminuire la futura richiesta di rimborsi che si formeranno nel 2012), e l’Iva sulle accise e sull’imposta di consumo. L’Iva lorda del settore Sir cala del 3,85% rispetto al 2011 e l’Iva netta cala del 5,91%. Attualmente si perdono circa 260 milioni di euro al mese ed ipotizzando che il fenomeno rallenti nella seconda metà dell’anno, si può prevedere un’Iva netta di competenza del settore Sir inferiore del 3,02% rispetto a quella del 2011.

Dal momento che i flussi di contabilità nazionale non caleranno in termini monetari nella stessa maniera, la tendenza in atto si risolve in una crescita dell’evasione Iva e di imposte dirette e contributi sociali, grazie al meccanismo del moltiplicando dell’evasione. La tabella consente inoltre di capire come ben difficilmente l’autotassazione in corso possa dare risultati apprezzabili: se l’Iva nel 2011 è andata male come possono essere andati bene i redditi di impresa e di lavoro autonomo?

Invece di continuare a pensare ad aumenti generalizzati delle aliquote Iva di dubbia efficacia come si è visto, sarebbe più intelligente una rivisitazione delle tabelle merceologiche delle aliquote agevolate . Per esempio, le montature di occhiali di lusso con lenti da vista vengono tassate con la stessa aliquota agevolata del 4% delle lenti, invece che con l’aliquota normale come sarebbe logico, determinando un meccanismo che finisce per annullare l’Iva quando non genera addirittura un credito.

Di incoerenze di questo tipo ce ne sono diverse e comunque il meccanismo più efficace per intervenire su una imposta largamente evasa ed elusa è proprio quello di stringere tutte le possibili maglie che consentono comportamenti illeciti lasciando il ritocco delle aliquote come ultima ratio e caso mai unificare le prime due aliquote.

In tal modo si ragionerebbe in un’ottica di «sistema» riducendo in maniera significativa il problema dei rimborsi caratterizzato da ritardi di erogazione da parte della Ragioneria generale dello Stato che sono inaccettabili per le imprese oneste.

*ex capo ufficio studi Agenzia delle Entrate