Questo nuovo sollevarsi della tensione avviene poche ore dopo che Atene ha presentato una nuova proposta di riforme – 26 pagine – che dovrebbero convincere i creditori a sbloccare un prestito di 7,2 miliardi che la Grecia non può ricevere perché il nuovo governo ellenico ha ripudiato il programma finanziario sulla base del quale era stato concesso.
Il fatto è che anche la nuova proposta non è dissimile da quelle precedenti ritenute insufficienti se non vuote di contenuto. Per alcuni versi prevede alcune entrate da recupero tasse e privatizzazioni già avviate, dall’altra aumenta la spesa pubblica e lascia dubbi sulla reale volontà del governo di estrema sinistra di procedere a denazionalizzazioni. Ieri, per dire, Tsipras ha espresso l’intenzione di togliere un ticket ospedaliero e di assumere 4.500 lavoratori nella sanità. Funzionari dell’eurozona hanno detto che le proposte greche sono «non ancora soddisfacenti» e che decisioni sull’inviare o meno una parte dei crediti attesi da Atene sarà presa non prima di una riunione a Riga il 24 aprile.
La scadenza del 9 aprile è rilevante da molti punti di vista. A parte il rimborso della tranche di credito ricevuta dall’Fmi, attorno a essa si stanno concentrando tensioni più ampie. Atene è infatti intenzionata a tenere un’asta di titoli a breve termine l’8 aprile: dal momento che le è difficile trovare compratori, a Berlino circola un’inquietudine, cioè che a comprarne una parte possa essere la Russia (e forse la Cina che è interessata alle privatizzazioni greche). Lo stesso 8 aprile, Tsipras incontrerà Vladimir Putin. Il fatto che Atene faccia balenare l’ipotesi di un suo avvicinamento progressivo a Mosca come arma di pressione sulle trattative con i creditori, in un passaggio in cui la crisi con la Russia in Ucraina è ancora acuta, irrita il governo tedesco e rafforza le posizioni che con la Grecia vorrebbero una rottura netta.