Ciò perché, spiega la banca, anche se i numeri del Pil sono peggiorati a causa di gelo e neve, il quadro di fondo resta il medesimo, con l’economia in rapida ripresa in maggio dopo l’«infarto» invernale quando, nel trimestre gennaio-marzo, il Pil è addirittura precipitato in zona negativa (-1%). Un miglioramento complessivo del clima economico che è confermato anche dal mantenimento di una previsione di crescita per il 2015 tra il 3 e il 3,2% e dal buon andamento dell’occupazione: a parte il calo dei disoccupati, fenomeno variamente interpretato dagli economisti e condizionato dall’uscita di molti cittadini dal mercato del lavoro, maggio è stato il quarto mese consecutivo nel quale l’economia ha prodotto più di 200 mila posti di lavoro aggiuntivi.
Insomma, nonostante le pressioni del Fondo Monetario, che ha suggerito agli Usa di ridurre al 2% le previsioni della crescita economica per il 2014 e di posporre ben oltre la metà del 2015 l’inizio del processo di aumento dei tassi d’interesse (vicini allo zero ormai da quasi sei anni), la Fed conferma per ora la traiettoria disegnata nei mesi scorsi. Rimane la prospettiva di un cambio sui saggi d’interesse fra un anno, ma sarà tutto molto graduale: un incremento lento, prevedibile, senza sbalzi, annunciato con largo anticipo. Anche perché l’economia mantiene una sua fragilità di fondo: le decisioni della Fed di ieri segnalano anche la preoccupazione per un potenziale di crescita dell’economia nel lungo periodo che potrebbe essere inferiore a quello fin qui stimato: e, infatti, ieri la Fed ha corretto lievemente al rialzo le previsioni sui tassi d’interesse a breve per il 2015 e il 2016 (2,5% a fine periodo anziché il 2,4 fin qui stimato), mentre l’obiettivo per i tassi a lungo termine viene ridimensionamento dal 4 al 3,75%, proprio per la prospettiva di un’economia un po’ meno dinamica.