17.06.2015

La svolta «universale» di Goldman Sachs Prestiti ai Piccoli e credito al consumo (online)

  • Il Corriere della Sera
«E poi dovremo farci crescere nuovi muscoli» aveva detto Lloyd Blankfein, il capo che guida la banca da nove anni e che l’ha anche traghettata fuori dalla micidiale crisi del 2008, durante l’ultima convention della Goldman Sachs. Pochi ci avevano fatto caso e nessuno aveva capito a cosa si riferisse, ma ieri la frase è tornata in mente a molti quando il più aristocratico ed esclusivo degli istituti di credito americani ha annunciato il suo ingresso in un business «povero»: il credito commerciale alle imprese minori e agli artigiani e i piccoli prestiti (da 5 a 20 mila dollari) alle famiglie che hanno qualche necessità immediata: ritinteggiare la casa, riparare un tetto o anche, solo, organizzare un matrimonio. 
Piccoli prestiti senza garanzie collaterali: un mercato minore e rischioso ma potenzialmente remunerativo. Che i banchieri dal «sangue blu» della Goldman, fin qui abituati a occuparsi solo di clienti ricchi, con un bilancio annuo dai 10 milioni di dollari in su, hanno deciso di abbracciare senza riserve. Un ampliamento della gamma dei business trattati, ma anche l’adesione a modalità operative molto più simili a quelle delle start up tecnologiche della Silicon Valley che alle abitudini di Wall Street. I prestiti verranno infatti concessi attraverso una rete esclusivamente digitale, utilizzando un sito web dedicato e anche specifiche app: quindi senza i costi fissi di una rete retail fisica.
Goldman non è di certo la prima a battere questa strada. Il credito al consumo, un mercato che negli Usa vale 840 miliardi di dollari, è già affollato da numerose aziende digitali che offrono prestiti online in concorrenza con gli istituti tradizionali: da Lending Club a OnDeck Capital, a PayPal. Goldman arriva tardi e senza una competenza tecnologica specifica, ma è convinta di avere vantaggi competitivi tanto sulle banche ordinarie (non ha i costi della rete distributiva) quanto sugli operatori digitali (dispone già dei capitali necessari per finanziare i prestiti, visto che il suo ramo bancario, GS Bank, negli ultimi cinque anni ha più che raddoppiato la raccolta, da 32 a 73 miliardi di dollari).
Ci sono anche precedenti in altri Paesi. In Italia, ad esempio, Mediobanca ha sviluppato da anni un ramo retail attraverso CheBanca!. Un’esperienza simile fino a qualche anno fa negli Usa era impossibile perché le banche d’affari erano regolate in modo diverso da quelle commerciali. Dopo la crisi del 2008, però, questi istituti hanno scelto di accettare le regole delle altre banche ordinarie (ottenendo, così, anche le relative protezioni del governo). Quando Morgan Stanley cominciò ad allargare i suoi affari ad attività abitualmente coperte degli istituti di credito «normali», Goldman storse il naso. Ma il mutamento delle realtà regolamentari e di mercato, come i limiti al trading che ha ridotto la redditività della compravendita di titoli, hanno alla fine convinto Blankfein a battere la stessa strada del concorrente storico.
Non è ancora chiaro se la nuova area, che partirà dal 2016, manterrà il marchio Goldman o adotterà un altro logo. Quello che si sa è che la nuova attività verrà affidata a un dirigente di prima grandezza: dopo una ricerca accurata, Goldman ha assunto Harit Talwar, il top manager che fin qui ha gestito la rete di Discover, uno dei giganti Usa delle carte di credito.