Goldman non è di certo la prima a battere questa strada. Il credito al consumo, un mercato che negli Usa vale 840 miliardi di dollari, è già affollato da numerose aziende digitali che offrono prestiti online in concorrenza con gli istituti tradizionali: da Lending Club a OnDeck Capital, a PayPal. Goldman arriva tardi e senza una competenza tecnologica specifica, ma è convinta di avere vantaggi competitivi tanto sulle banche ordinarie (non ha i costi della rete distributiva) quanto sugli operatori digitali (dispone già dei capitali necessari per finanziare i prestiti, visto che il suo ramo bancario, GS Bank, negli ultimi cinque anni ha più che raddoppiato la raccolta, da 32 a 73 miliardi di dollari).
Ci sono anche precedenti in altri Paesi. In Italia, ad esempio, Mediobanca ha sviluppato da anni un ramo retail attraverso CheBanca!. Un’esperienza simile fino a qualche anno fa negli Usa era impossibile perché le banche d’affari erano regolate in modo diverso da quelle commerciali. Dopo la crisi del 2008, però, questi istituti hanno scelto di accettare le regole delle altre banche ordinarie (ottenendo, così, anche le relative protezioni del governo). Quando Morgan Stanley cominciò ad allargare i suoi affari ad attività abitualmente coperte degli istituti di credito «normali», Goldman storse il naso. Ma il mutamento delle realtà regolamentari e di mercato, come i limiti al trading che ha ridotto la redditività della compravendita di titoli, hanno alla fine convinto Blankfein a battere la stessa strada del concorrente storico.
Non è ancora chiaro se la nuova area, che partirà dal 2016, manterrà il marchio Goldman o adotterà un altro logo. Quello che si sa è che la nuova attività verrà affidata a un dirigente di prima grandezza: dopo una ricerca accurata, Goldman ha assunto Harit Talwar, il top manager che fin qui ha gestito la rete di Discover, uno dei giganti Usa delle carte di credito.