23.11.2016

La spinta di Enel su digitale e reti: puntiamo a 10 milioni di clienti in più

  • Il Corriere della Sera

«Siamo ormai testimoni di un trasferimento di valore dalla produzione elettrica alla clientela, e questo trend accelererà». Una formula a prima vista un po’ oscura quella del Ceo dell’Enel, Francesco Starace, che tuttavia riflette il cambiamento di mercato che le grandi utilities europee e mondiali provano a cavalcare.

In sintesi: produrre elettricità conta (e rende) sempre meno, venire incontro alle esigenze dei clienti — aziende e famiglie — sempre di più. Soprattutto in un’epoca di crescente digitalizzazione e nuovi servizi. Ecco perché la versione 2016-19 del piano strategico del gruppo elettrico si è focalizzata proprio su questi temi. Dei 21 miliardi di euro di investimenti al 2019 quasi un quarto (4,7 miliardi) saranno dedicati a rendere digitali gli asset, ovvero a cogliere tutte le possibilità offerte dalla tecnologia: reti intelligenti, internet delle cose, mobilità elettrica. Tutti sviluppi sui quali l’Enel di Starace ha deciso di giocare le sue carte migliori e che alla fine dovranno fruttare un contributo al margine lordo di almeno 3 miliardi di euro.

Nelle intenzioni i clienti finali nel mondo (dall’Est Europeo alle Americhe) dovranno crescere da 62 a 64 milioni. Quelli legati al mercato libero dai 17,5 milioni di oggi ai 34 del 2019, con la fetta più grande che dovrebbe arrivare dalla liberalizzazione completa del mercato elettrico italiano, da luglio 2018. Qui Starace intende convincere almeno una decina di milioni di famiglie a scegliere l’Enel come fornitore. Le reti «intelligenti» serviranno a utilizzare sempre meglio le fonti rinnovabili: saranno realizzati altri 6,7 Gigawatt e le fonti «green» del gruppo supereranno in capacità installata quelle «termiche» tradizionali. I contatori di seconda generazione dovranno consentire l’utilizzo dell’«internet delle cose». Undicimila colonnine per la ricarica elettrica favoriranno lo sviluppo della mobilità e delle batterie, in acquisto ma anche in vendita di elettricità.

Una visione di mercato, quella del nuovo piano, anche se non poteva mancare un occhio attento agli azionisti. L’Enel ha deciso di mettere mano al portafoglio e di incrementare la quota di profitti per pagare i dividendi: dal 60 al 65% per il 2017 (la cedola minima sarà comunque di 21 centesimi) e dal 65 al 70% per i due anni successivi. Non solo: il gruppo ha rispolverato l’ipotesi di un buy-back sulle proprie azioni potenzialmente pari a 2 miliardi di euro, ma che secondo il direttore finanziario Alberto De Paoli potrebbe arrivare ragionevolmente a un miliardo, mentre una somma analoga dovrebbe essere riservata al riacquisto di «minorities» in Sudamerica. Saranno vendute attività per altri 3 miliardi di euro, mentre il «parco» di attività che potrà essere messo sul mercato salirà da 6 a 8 miliardi. Non che manchino le offerte: Starace ha confermato ad esempio di averne ricevute per Enel Russia, da tempo in una sorta di limbo per l’embargo e le frizioni tra Mosca, l’Ue e gli Stati Uniti. «Nessun interesse», invece, a cedere altre quote della spagnola Endesa. Una serie di novità finanziarie che la Borsa ha apprezzato premiando il titolo Enel con un rialzo del 3,13%.

Anche in un contesto geopolitico complicato, inoltre, l’Enel non vede ostacoli invalicabili per i suoi progetti. Non lo sarà la possibile opposizione del presidente eletto Donald Trump alle rinnovabili negli Usa («non credo ci saranno rivoluzioni», ha detto Starace). Neppure un «no» al referendum costituzionale italiano dovrebbe avere ripercussioni sul piano banda larga del governo («tutto è già iniziato e poi era una lacuna per il Paese»), mentre il gruppo elettrico sta discutendo con Acea sulla cablatura di Roma.

È con questo piano, infine, che il consiglio di amministrazione di Enel si presenterà alla tornata primaverile dei rinnovi. Le indiscrezioni, come quella di un trasloco all’Eni di Starace, hanno già iniziato a correre: «È vero che ci sono voci — ha commentato — ma ce ne saranno sempre fino alla fine della procedura. Mi piace molto questa carica, sono molto focalizzato su questo lavoro e non ho interesse ad altre aziende italiane», ha tagliato corto Starace. Basterà?

Stefano Agnoli