Circa 292 mila iscrizioni al registro delle imprese nel 2020 a fronte di 273 mila
cessazioni: l’Italia arriva al 2021 con 19 mila imprese in più. Si tratta di un risicato +0,32%, ma comunque un dato straordinario nell’anno della pandemia. Come è possibile? Il sospetto è che la pioggia di supporti, dai ristori alla cassa Covid, abbinati al blocco dei licenziamenti abbia congelato le cessazioni mentre qualche nuova apertura, pur nella difficoltà del momento, ha continuato a esserci.
Il bilancio fornito ieri da Unioncamere/Infocamere ha fatto dire al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che
«nonostante il clima d’incertezza, il sistema imprenditoriale del Paese ha retto l’urto di una crisi simmetrica come quella generata dal Covid». Ed è certamente così. Ma la prova del nove la si avrà quando verranno meno (più o meno gradualmente) gli incentivi e il blocco dei licenziamenti.
Una recente indagine della Cna dice che una piccola impresa su quattro (il 27%) tema la chiusura nel 2021. Da una parte i lockdown a singhiozzo spingono al pessimismo. Dall’altra non bastano i dati Unioncamere per cantare vittoria.