Sei mesi di tempo in più per trattare la vendita di Alitalia. A stabilirlo è il decreto approvato dal Consiglio dei ministri che sposta il termine della procedura di cessione dal 30 aprile al prossimo 31 ottobre, slitta inoltre al 15 dicembre la restituzione del prestito ponte da 900 milioni di euro accordato dallo Stato. Due misure indispensabili per tenere in piedi l’ex compagnia di bandiera durante il negoziato che nei prossimi mesi porterà alla vendita. L’operazione deve fare i conti con i tempi della politica, tanto che si aspetta un governo nel pieno dei suoi poteri, poiché il nuovo esecutivo sarà chiamato a stabilire a quali condizioni e con quali modalità dare il via libera al passaggio di proprietà. Il punto di partenza è pur sempre una compagnia commissariata che macina cronicamente in perdita, un tema che non sfugge ai tre potenziali compratori, ossia Lufthansa, la cordata tra Easy Jet, Air France, Delta e il fondo Cerberus, e il vettore low cost Wizz Air. Il clima che aleggia sul negoziato è riassumibile nelle parole del direttore finanziario di Lufthansa, Ulrik Svensson, che ribadisce: «Nella situazione in cui Alitalia sembra oggi per noi non c’è assolutamente alcun interesse». Le richieste sono chiare: «La compagnia va ristrutturata in termini di dimensione, costi, destinazioni e così via, e questa ristrutturazione va fatta dall’Italia non possiamo farla noi da azionisti».
Andrea Ducci