A un anno dal lancio del piano «Transform 2019» di Unicredit, c’è un aspetto che emerge al di là della convergenza algebrica tra annunci e consuntivi, ed è la capacità di giocare d’anticipo sulle prescrizioni del regolatore. In un Paese che ha saputo trasformare la pratica del rinvio in un’arte, il dettato di Jean Pierre Mustier è una anomalia a cui altri dovrebbero ispirarsi. Mentre infatti si diffonde il lamento sulla invadente e spesso eccessiva normativa a carico delle banche, Unicredit ha deciso di fare proprie, anticipandole, una parte delle nuove linee guida che andranno ad impattare i modelli italiani di bilancio. Una strategia che pochi possono permettersi, soprattutto in un momento in cui si annuncia la volontà di raddoppiare la percentuale di utili da distribuire ai soci attraverso il dividendo. Ma dopo la cura da cavallo di un anno fa – un rafforzamento da 20 miliardi, di cui 13 cash – la banca di piazza Gae Aulenti ha cambiato volto. Così Mustier può permettersi di anticipare le prescrizioni della Bce e di garantire un livello di solidità patrimoniale sempre superiore al 12,5% dell’indicatore Cet1 ratio.
Stefano Righi