«Qualche mese in più sarà probabilmente necessario»: con queste parole ieri il capo della Vigilanza Bce, Danièle Nouy, ha aperto alle critiche arrivate da più parti sulla proposta di «addendum» sui crediti in sofferenza (Npl), cioè di una loro svalutazione automatica in due anni, se non garantiti, e in sette, se garantiti. Non solo le banche italiane ma anche il Parlamento Ue ha sollevato dubbi sulla legittimità della proposta; Nouy ha ammesso che la tempistica indicata in bozza è troppo stringente e ha detto che la Bce potrebbe cambiare le regole se i legislatori europei modificheranno le normative sul tema. Ma non è detto che alla fine della consultazione, l’8 dicembre, il passo indietro sia totale. Potrebbe concedere più tempo alle banche per liberarsi delle «inadempienze probabili», esattamente i crediti a rischio nel mirino di Francoforte.