Per i ricavi realizzati in Italia si tratta del secondo segno positivo nel 2014, performance ovviamente inadeguata a recuperare gli oltre due anni di caduta libera ma almeno orientata nella giusta direzione.
Uno sviluppo legato in particolare alla ripresa del settore automotive (+25,9% in media per i mezzi di trasporto) dove le performance di marzo, in termini relativi, sono davvero rilevanti e iniziano a tradurre nei conti delle imprese l’inversione di tendenza delle immatricolazioni di auto degli ultimi mesi in Italia e in gran parte d’Europa.
Per i ricavi legati alla produzione di auto e moto la domanda interna balza del 40%, poco al di sotto della performance oltreconfine, mentre per la componentistica la crescita su base nazionale è del 17,8%. Nel dato Istat trovano conferma anche i sondaggi e le analisi realizzati dalle principali associazioni di Federmacchine (pubblicate sul Sole 24 Ore di ieri, ndr), con una crescita dei ricavi per macchinari e attrezzature che vale in media solo l’1,7%, risultato di un rallentamento all’estero (-2%) ma di uno scatto di oltre sette punti all’interno dei confini nazionali.
«Anche dal nostro osservatorio – spiega il capo economista di Intesa SanPaolo Gregorio De Felice (si veda altro articolo in pagina ndr.) – confermiamo una ripresa della domanda interna e restiamo moderatamente fiduciosi per il 2014, dove prevediamo un Pil in crescita dello 0,5%. Il dato negativo del prodotto nel primo trimestre è in parte influenzato da due variabili “straordinarie” come il crollo di export di oro verso la Svizzera e soprattutto la caduta dei ricavi del comparto energetico a causa delle elevate temperature degli ultimi mesi».
E in effetti, anche l’Istat, escludendo l’energia dal calcolo, registra per la manifattura “pura” una performance dei ricavi migliore: un aumento globale del 3,4% e del 2,7% nel mercato interno, cioè in quest’ultimo caso quasi un punto in più rispetto al dato medio, con buone performance interne per cemento, siderurgia e prodotti in metallo, a segnalare una ritrovata domanda che abbraccia più settori.
I numeri sui ricavi non cancellano tuttavia le molte ombre ancora esistenti, visibili nel segno meno realizzato da alcuni comparti chiave. Spicca ad esempio il calo dell’alimentare, una frenata del 4,3% che sfiora i cinque punti sul mercato interno. E considerando che nello stesso mese la produzione industriale del comparto cede appena lo 0,7%, è logico pensare che la riduzione dei ricavi sia legata alla forte pressione promozionale realizzata da produttori e catene di supermercati, con quasi il 30% dei prodotti ormai venduti in condizioni di sconto.
Giù, sul mercato nazionale, anche il fatturato per mobili, calzature e abbigliamento, settori che ancora evidentemente pagano la ridotta capacità di acquisto delle famiglie.
Al buon dato sui ricavi si aggiunge a marzo la performance positiva anche per gli ordini, in crescita soprattutto all’estero (+4,9%) ma capaci di lievitare anche in Italia (+1,4%) per il settimo mese consecutivo.
Certo, ad aiutare le statistiche è il confronto con il primo trimestre del 2013, forse il peggior periodo per la nostra industria dopo la crisi del 2009, ma è comunque confortante anche in questo caso vedere un robusto rimbalzo per i beni d’investimento: una crescita dell’8,1% a marzo per le commesse di macchinari e attrezzature che gettano qualche raggio di luce in più sui ricavi del settore nei prossimi mesi.