C’è da dire che la nuova normativa scatta solo quando la banca in crisi, arriva sull’orlo del fallimento. Un evento, già di per se straordinario, che le nuove regole europee più dettagliate nel prevedere strumenti di controllo preventivo e nel dare alla Banca d’Italia poteri di intervento decisamente più incisivi, quali la rimozione degli amministratori, degli attuali rendono ancora più difficile da realizzarsi.
Il bail-in, in sostanza, si attiva qualora l’azzeramento del capitale non sia sufficiente a coprire le perdite e non si voglia perseguire la strada della liquidazione. Per affrontare il dissesto Bankitalia può innanzitutto vendere una parte dell’attività a un acquirente privato o trasferire temporaneamente le attività e passività a un altro soggetto (Bridge bank) per proseguire le funzioni più importanti o cedere le attività deteriorate ad una bad bank per liquidarle. Quindi può, applicare, appunto il bail in, cioè svalutare azioni e crediti convertendoli in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà. L’intervento pubblico e previsto soltanto alla fine, in circostanze straordinarie e solo se il bail- in è stato applicato almeno per l’8% del totale del passivo.
Ma al di la degli azionisti chi altro potrà rimanere coinvolto nel salvataggio della banca? La direttiva europea esclude esplicitamente alcune categorie di crediti. La prima è quella dei depositanti che hanno nel conto fino a 100 mila euro e , entro questa cifra, anche chi ha certificati e libretti di deposito, assegni circolari. Nel complesso i depositi tutelati sono 507 miliardi di depositi , secondo i dati relativi a settembre 2014 del Fondo interbancario di garanzia, a fronte di un ammontare totale di depositi (comprensivi dei pronti contro termine, esclusi dalla protezione del Fondo) pari, sempre a quella data, a circa 1.245 miliardi, secondo i dati Abi.Sono escluse infine anche le disponibilità detenute dalla banca per conto del cliente, come per esempio il contenuto della cassetta di sicurezza, o i titoli depositati in un conto apposito, o i crediti da lavoro o dei fornitori.