«Stop and go». O, meglio, rallentamento ed accelerazione. È questa l’andatura dell’economia statunitense, dopo gli ultimi dati sul Pil e le previsioni per i mesi a venire. Nel terzo trimestre la crescita a stelle e strisce è stata dell’1,5% — sono i dati pubblicati ieri dal Dipartimento del Commercio — dopo il +3,9% registrato tra marzo e maggio. Il rallentamento — dovuto principalmente agli smaltimenti delle scorte di magazzino da parte delle aziende — dovrebbe essere temporaneo: gli economisti si aspettano che la crescita torni ad accelerare nel quarto trimestre. La ripresa andrebbe a braccetto con l’aumento dei tassi atteso dai mercati per fine anno, dopo la nota più ottimistica dell’ultima riunione della Federal Reserve — la banca centrale statunitense — l’altroieri.
Ma non ci sono solo le scorte e i magazzini dietro il rallentamento del terzo trimestre. Secondo l’amministrazione Obama hanno avuto il loro peso anche la debolezza dell’economia mondiale — dalla Cina al Vecchio Continente — e le incertezze legate alla volatilità dei mercati. Tutti fattori definiti «transitori», ma che provocano un rallentamento della spesa per i consumi, per quanto non particolarmente forte (+3,2% rispetto al precedente +3,6%).
I dati non hanno mosso più di tanto le acque delle Borse, con Wall Street che ha viaggiato intorno alla parità e i listini europei poco sotto: Parigi -0,10%, Francoforte -0,29% e Londra -0,65% (solo Milano, tra le grandi piazze, è scesa con decisione: -1,07%).
Tornando agli Stati Uniti, sul fronte del mercato del lavoro le richieste dei sussidi di disoccupazione sono aumentate nell’ultima settimana di mille unità , per un totale di 260 mila. Il dato resta intorno ai minimi da molti anni, anche se diversi economisti puntano il dito contro i tanti posti a basso stipendio.
La timida avanzata del Pil americano va legata anche al rafforzamento del biglietto verde — con l’euro intorno a quota 1,09 — che non facilita le esportazioni del «made in Usa», in calo negli ultimi tre mesi. Segnali nella stessa direzione arrivano anche dal mercato immobiliare, dove i contratti di acquisto di nuove case hanno registrato un calo del 2,3% mensile a settembre, il secondo dato più basso dell’anno.
In Europa, invece, ieri è stato il giorno delle statistiche Ue sulla fiducia degli operatori economici. L’Italia è fra i Paesi che hanno registrato questo mese un miglioramento (+0,9%): dietro la Francia (+1,6%), ma davanti a Spagna (-0,7%) e Germania (-0,7%). Proprio in Germania a ottobre è tornata l’inflazione: +0,2% su base annua dopo il -0,2% del mese precedente e rispetto alle attese di una variazione nulla.
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Il Corriere della Sera
30/10/15
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