04.09.2015

La Bce in campo per la ripresa

  • Il Corriere della Sera
La Banca centrale europea è pronta, se ce ne sarà bisogno, a fare di più per stimolare l’inflazione nell’eurozona e per sostenere la ripresa dell’economia. È cioè pronta a usare tutta la flessibilità insita nel programma di quantitative easing — acquisto di titoli sui mercati — che ha lanciato a inizio anno: potrebbe aumentare gli acquisti, oggi a 60 miliardi al mese; allungare la durata del programma, prevista al momento fino al settembre 2016; cambiare la composizione degli acquisti, cioè aumentare la tipologia di titoli da comprare. Un passo in quest’ultima direzione, anzi, il presidente della Bce Mario Draghi lo ha già annunciato ieri, durante la conferenza stampa seguita alla riunione mensile del Consiglio dei governatori. L’istituzione di Francoforte ha alzato dal 25 al 33% la quota massima che può acquistare di ogni singola emissione di titoli (da valutare caso per caso affinché ciò non significhi che in questo modo la banca viene ad assumere una maggioranza di blocco in caso di una ristrutturazione del debito). Secondo gli analisti di mercato, la misura sarà significativa soprattutto per i Bund tedeschi, per alcune emissioni dei quali la banca potrebbe avvicinarsi tra non molto alla quota del 25%. Ma è un’indicazione abbastanza forte della determinazione dei governatori a prendere ogni misura affinché la politica monetaria non convenzionale non incontri ostacoli e sia efficace. 
Draghi ha spiegato che l’analisi sull’economia della zona euro condotta dalla Bce per preparare la riunione di settembre del Consiglio registra un peggioramento delle previsioni effettuate per la riunione di giugno, sia per quel che riguarda la crescita economica sia per l’inflazione: a causa soprattutto del calo dei prezzi dell’energia. Il Prodotto lordo dell’area è ora previsto crescere dell’1,4% quest’anno, dell’1,7% il prossimo e dell’1,8% nel 2017. Tuttavia, il Fmi ha parlato di «crescita superiore al previsto in Italia». L’inflazione è prevista dalla Bce allo 0,1% nel 2015, all’1,1% nel 2016 e all’1,7% nel 2017: Draghi non ha escluso che possa nel breve periodo segnare un andamento mensile negativo, ma questo non sarebbe necessariamente un segnale di deflazione se fosse temporaneo. Resta il fatto che queste aspettative hanno «un rischio al ribasso», possono cioè peggiorare — ha detto Draghi: sono calcolate al 12 agosto e da allora la crisi cinese e dei mercati emergenti ha reso meno stabile l’economia.
Per questo, la Bce monitorerà la situazione, pronta a decidere di incrementare la portata del quantitative easing se il peggioramento dell’economia non fosse temporaneo. Alla riunione di ieri, però, nessun governatore ha proposto di aumentare il volume degli acquisti mensili o di annunciare un allungamento del programma. Draghi ha anche voluto segnalare che si aspetta di avere «molta più visibilità di quella che abbiamo» sulla situazione cinese durante la riunione del G20 finanziario di Ankara che si apre oggi.