Tutti questi elementi sono stati presi in considerazione ieri dal mercato, che ha fatto muovere come sull’ottovolante il titolo e il diritto di opzione di Mps a causa del prezzo di 1,17 euro delle nuove azioni, offerte con uno sconto pari al 38,9% e un rapporto di 10 nuove ogni 1 vecchia posseduta. La giornata di Borsa è stata complicata: alla fine l’azione ha chiuso a +11,30% a 2,14 euro, mentre i diritti hanno perso il 18,41% a 6,14 euro. «Ci sono un po’ di problemi tecnici, come avevamo visto anche nell’aumento di capitale precedente», ha commentato Profumo. «Il diritto scende, il titolo sale: bisogna vedere l’insieme delle due cose e vedere poi come procede il combinato disposto dei due elementi. È veramente presto per esprimere qualsiasi giudizio».
Comunque l’aumento sarà seguito dai grandi soci Fintech (4,5%), Axa (3,17%) e Falciai (1,7%) e parzialmente da Fondazione Mps e Btg Pactual, che ha venduto parte dei titoli dopo la fine del lock up previsto nel patto di sindacato con Fintech e Fondazione. La sottoscrizione dell’ente senese è «un segno di fiducia nella banca; altrimenti non l’avremmo fatto», ha detto a Radiocor il presidente Marcello Clarich. L’esborso netto — considerato l’incasso delle vendite di titoli — sarà di 22 milioni, «il 5% della nostra liquidità disponibile: un livello accettabile. La discesa non cambia radicalmente la nostra posizione: non siamo né insignificanti né determinanti». Clarich vuole continuare ad avere un ruolo nella governance: dopo l’aumento l’ente «esaminerà i vari scenari anche per rafforzare il patto esistente».