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La Repubblica
24/02/15
In una giornata in cui le Popolari hanno colto l’occasione per tirare il freno dopo la recente corsa, sono due le banche di Piazza Affari che hanno proseguito imperterrite in volata: Mps e Carige, che hanno guadagnato rispettivamente il 4,12 e l’11,27% con volumi scambiati superiori alla media. In altri termini, i due istituti di credito italiani bocciati agli esami della Bce dello scorso autunno che già nel 2014 erano stati costretti a battere cassa tra gli azionisti e che ora si trovano costretti ad avviare nuovi aumenti di capitale. E le motivazioni con cui analisti e addetti ai lavori spiegano il rally innescato dai titoli da un po’ di tempo a questa parte risiedono proprio in queste operazioni e nelle criticità emerse in sede europea. Innanzi tutto, si attende il via libera della Bce ai rispettivi piani sul capitale ( capital plan) con cui Mps e Carige intendono correggere gli ammanchi individuati dai test. Una volta giunto l’ok, potranno partire le vere e proprie ricapitalizzazioni, pari a 3 miliardi per Mps e a 700 milioni per Carige. Ma a trasmettere euforia alle quotazioni di Borsa è anche la possibilità della nascita di un veicolo a maggioranza pubblica dove fare confluire i crediti deteriorati di alcuni istituti italiani (la cosiddetta bad bank ). Un’ipotesi che riguarda da vicino i due gruppi senese e genovese, che anche per l’elevata incidenza dei prestiti problematici si trovano ora costretti a ricapitalizzare per la seconda volta nel giro di due anni.
«La creazione di una bad bankè il commento degli analisti di Intermonte – sarebbe molto positiva in quanto aiuterebbe uno svantaggio normativo per gli istituti italiani rispetto a quelli europei. Sta di fatto che la volata delle due azioni, Mps e Carige, ricorda molto quella analoga che era andata in scena prima dei due aumenti di capitale del 2014. I titoli del gruppo guidato da Alessandro Profumo, prima dell’operazione da 5 miliardi, erano volati fino sopra quota 2,5 euro, salvo poi precipitare ai minimi storici di 40 centesimi di fine gennaio scorso. E salvo poi riprendere a correre ora. E il discorso è analogo per l’istituto capitanato da Piero Montani, che prima dell’aumento da 800 milioni dell’anno scorso si era portato sopra i 16 centesimi per ridiscendere fino ai 5,5 centesimi di fine dicembre 2014 e risalire ai 7,1 attuali. Intanto, in vista delle ricapitalizzazioni, riprendono le voci sui possibili nuovi soci. Per Carige si continua a parlare del finanziere Andrea Bonomi, della famiglia Malacalza e di un rafforzamento dei francesi di Bpce, già azionisti al 10 per cento. Per il gruppo di Rocca Salimbeni circolano meno nomi ma c’è una certezza: da luglio, il Tesoro diventerà azionista con oltre il 4%, non per l’aumento ma per il rimborso in azioni delle obbligazioni Monti Bond.
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