Padoan ha risposto che «le riforme le facciamo perché servono a noi e non perché ce lo dicono gli altri». Ha aggiunto di aver interpretato il richiamo «come una cosa che già sappiamo» perché «l’Italia sta facendo enormi sforzi sulle riforme». Il ministro dell’Economia ha però sollevato «l’esigenza di aggiornare i meccanismi di sorveglianza sui bilanci» e sollecitato un accordo «sul modo di valutare se le riforme sono efficaci o meno». Inoltre chiede che il piano di investimenti della Commissione europea generi «benefici per tutti».
Juncker ha ribadito «non mi dimetto» per LuxLeaks e ipotizzato una regia dietro le rivelazioni. «Non possono essere delle vere coincidenze — ha detto il lussemburghese —. La prima ondata di notizie è arrivata quando mi sono insediato. La seconda quando la Commissione giura dinanzi alla Corte di giustizia». Nel solito incontro di mezzogiorno con i giornalisti di Bruxelles, il portavoce della Commissione Ricardo Cardoso è svenuto a terra durante le pressanti domande su Juncker/LuxLeaks (riprendendosi dopo poco).
Esponenti della maggioranza di centrosinistra e del centrodestra hanno replicato con irritazione all’uscita del lussemburghese sull’ Italia. Il capogruppo degli eurodeputati socialisti Gianni Pittella del Pd ha detto che «non è un assegno in bianco» il sostegno a Juncker concesso durante lo scandalo LuxLeaks. «Le minacce di Juncker sono inaccettabili», ha commentato il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone di Forza Italia.